Lo sport italiano vive anni di sofferenza. I Comuni pure. Parma, in questo contesto, non fa eccezione: tra tagli del Governo e passivo pesante accumulato le coperte sono corte. «Nel progetto di bilancio del 2015 le spese complessive, al netto del personale, sono di 3 milioni e 600 mila euro; la stragrande maggioranza di questo ammontare è legata agli impianti sportivi che abbiamo riportato in casa: corrispettivi di gestione, convenzioni, spese per impianti natatori, la custodia delle palestre e il leasing in costruendo per lo stadio Lanfranchi» enuncia l’Assessore allo Sport del Comune di Parma, Giovanni Marani «Poi ci sono 200 mila euro confermati per Giocampus e circa 60 mila sul Progetto Diritto allo Sport». Praticare sport ha molteplici indicazioni positive e il sostegno alle famiglie meno abbienti è un principio ineludibile; finora l’importo stanziato è riuscito a soddisfare tutte le famiglie che ne hanno fatto richiesta. Ben diverso il discorso riguardo i contributi per le manifestazioni sportive che «Sono pari a zero. Tutti i servizi hanno dovuto subire un taglio sacrificale però grazie al lavoro e ai progetti fatti abbiamo un paio di sponsorizzazioni che ci aiuteranno a rimpinguare quella voce». Poi c’è la questione dell’impiantistica sportiva. Vi sono impianti che nel tempo e con cospicui investimenti, sommati a contributi europei nel caso di Efsa, sono stati completati o rifatti ma ve ne sono altri, come i diamanti del centro “F.Bellè” di San Pancrazio, per esempio, che necessiterebbero di interventi/migliorie, per alcuni dei quali le società hanno provveduto in economia ma per altri fanno fatica per ovvi motivi. «Dobbiamo fare un ragionamento di onestà intellettuale» azzarda Marani «Se l’impiantistica sportiva è un problema di Assessorato allo sport allora possiamo partire, penso, da Balestrieri in poi e verificare se e quanto ogni Assessorato abbia lavorato sulla stessa, considerato che a oggi noi non abbiamo un euro a budget: io pago concessioni perché qualcuno mi gestisca gli impianti, non abbiamo soldi nemmeno per cambiare una lampadina. Se invece è una questione di lavori pubblici allora bisogna vedere quanto, i relativi Assessorati precedenti, hanno costruito impianti confrontandosi con chi opera in ambito sportivo; poi ci spieghiamo perché abbiamo così tanti impianti che zoppicano. Detto questo, l’Assessorato deve analizzare le priorità, monitorare, dialogando con le società sportive, lo stato di fatto». E a vedere in giro di priorità pare non ve ne siano poche: «Problemi ne abbiamo tanti: uno, soprattutto, è quello della manutenzione straordinaria; l’altro è trovare delle strategie per risolvere le “malattie gravi”. Riguardo alla manutenzione straordinaria, a giugno avremo una nuova tornata di bandi». E’ un dato di fatto, però, che se il Comune non ha un euro, non è che le società abbiamo molto di più da spendere, anche perché devono pensare alla gestione dell’attività sportiva, in primis: sembra un po’ la torre di babele: «Tutti i Comuni sono sulla stessa barca. Io ritengo che non ci sia più bisogno di chiedere alla società sportiva di fare un mutuo, che so, di 400 mila euro per le torri faro ma di chiedere quanto possano riuscire a destinare, del loro budget, sull’impianto perché se cambiamo le torri faro ma c’è la caldaia rotta … ; il Comune, in cambio, dà più anni di concessione».
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