Grande folla per salutare la sua, e dei quattro "motori", impresa alla maratona di West Palm Beach. In un anno raccolta di 80.000,00 euro a favore della SLA
Un abbraccio ed un applauso della città istituzionale, della città sportiva e di quella di tutti i giorni: questo è stato l’evento dell’Auditorium Paganini che ha voluto salutare Francesco Canali e la realizzazione del suo sogno. Un sogno che nel corso di un anno ha consentito di raccogliere qualcosa come 80.000,00 euro. La metà di questi andranno all’AISLA per potenziare la ricerca, una parte destinata all’acquisto di ausili come la Telemedicazione ed una parte anche per gli aiuti alle famiglie in termini di corsi.
Un lungo applauso della platea, ove erano presenti numerosi Alpini, ha chiuso la proiezione di immagini e di video riguardanti l’impresa di Francesco e dei fantastici quattro (Gianfranco Beltrami, Andrea Fanfoni, Claudio Rinaldi e Gianluca Manghi) che lo hanno spinto per i 42 kilometri della maratona di West Palm Beach. Il collega affetto da SLA, che ha lasciato intuire vi sarà un seguito ma non ha svelato nulla in merito, ha ringraziato coloro che hanno contribuito a formare l’importo raccolto perché «E’ anche grazie a voi che guardiamo avanti con coraggio». Parole ribadite dal presidente dell’AISLA Mario Melazzini «Stateci vicini ed aiutateci» il quale ha fatto il punto sullo stato della ricerca, l’Italia è all’avanguardia in questo, lasciandosi andare, per questo, ad uno sguardo speranzoso e fiducioso in chiusura d’intervento «Credo che la malattia abbia i giorni contati». Canali ha riferito con orgoglio come alla convention mondiale sulla SLA di Orlando l’Italia fosse nona su dieci in merito alla “sensibilità” sull’argomento ma che dopo aver recepito del progetto e di quanto raccolto abbiano dovuto modificare la “classifica”.
Oltre alle autorità, il prefetto Viana, il sindaco Vignali, il presidente della Provincia Bernazzoli che hanno rimarcato la vocazione solidaristica di Parma e provincia, sono saliti sul palco, tra gli altri, il giornalista Leo Turrini e coloro che hanno contribuito, in modi diversi, alla realizzazione della “special bike” sulla quale era posizionato Canali: Paolo Barilla ed Alex Zanardi «Quando mi hanno detto della cosa non c’ho pensato su due secondi e mi sono buttato con entusiasmo – ha raccontato l’ex pilota di F1-. Avevo tre carene a casa che mi erano avanzate in quanto per la costruzione della mia handbike c’avevo preso al primo tentativo. Poi Paolo mi ha dato il grande suggerimento del sedile tipo formula 1 per un maggiore comfort».
La SLA va fatta conoscere, occorre sensibilizzare, occorre fornire aiuti concreti alle famiglie e alla ricerca. Francesco Canali in un anno ha fatto tantissimo: non bisogna fermarsi ma, come dice lui stesso «Si tratta di riorganizzare la propria vita e con gli ausili che vi sono adesso si può fare tranquillamente». Un messaggio forte per chi vive questa malattia, ma anche altre, a non chiudersi e a lottare. Come deve fare uno sportivo, come era e come è Canali.