L’8 luglio 1998, ad Abidjan, nasceva Yann Dorgelès Isaac Karamoh. Lo stesso giorno, a settemila chilometri da lì, stadio di Saint Denis a Parigi, il crociato Lilian Thuram risolveva con una clamorosa doppietta la semifinale dei Mondiali contro la Croazia. Quattro giorni dopo les Bleus disintegrando 3-0 il Brasile e toccheranno l’apice della loro storia calcistica.
Evidentemente la Francia (e il Parma) erano nel destino di Karamoh, che si trasferirà con la famiglia a Parigi all’età di due anni e verrà poi naturalizzato francese, giocando in tutte le selezioni giovanili transalpine.
Non si può però dire che il destino che ha portato a Parma Karamoh sia stato clemente con lui. L’anno scorso solo 14 partite, di cui tantissime sono spezzoni, per problemi fisici uno dopo l’altro, intervallati dall’ottima prestazione nel 2-2 a San Siro contro l’Inter (gol dell’1-1 e assist a Gervinho per l’1-2). Un infortunio al ginocchio dopo 3 minuti nella trasferta di Firenze lo terrà lontano dai campi per circa 3 mesi; in più, l’esplosione assoluta di Kulusevski nel ruolo di esterno destro d’attacco ne ha enormemente limitato l’utilizzo anche le poche volte in cui stava bene. Per la cabala, va ricordato come il pareggio da ex Karamoh lo realizzò nella stessa porta in cui, nel febbraio 2018, alla prima da titolare con la maglia nerazzurra, aveva infilato sotto la traversa uno splendido sinistro contro il Bologna.
Il franco ivoriano è evidentemente molto legato al club che lo ha prima portato in Italia dal Caen e poi, dopo una sola stagione, prestato in Francia al Bordeaux (dove peraltro era già stato compagno di Cornelius), tanto da cercare di ottenere, al momento delle trattative, la possibilità per l’Inter di esercitare il diritto di riacquisto nei suoi confronti. Quello che invece venne formalizzato alle firme ha fatto parecchio discutere: 13 milioni all’Inter e il 50% da corrispondere ai nerazzurri sulla eventuale futura rivendita. Un’operazione che potrebbe non essere molto vantaggiosa da un punto di vista economico per le casse crociate; se, come appare ormai inevitabile, retrocessione sarà, la fila di pretendenti per Karamoh sarà lunga, e un Parma in B al tavolo delle trattative potrebbe non avere il coltello dalla parte del manico.
Per Karamoh, quest’anno 19 presenze e già il doppio di gol (2) dell’intero anno passato, oltre che una presenza maggiore nel gioco, anche difensivamente parlando. Quel che è certo è che vedendolo le poche volte in cui sta bene fisicamente, aumentano a dismisura i rimpianti per non averlo quasi mai avuto a disposizione sano: contro l’Atalanta nell’ultima disfatta di Liverani ha patito un altro infortunio pronti-via, nell’ultima con lo Spezia ha avuto un problema all’inizio del secondo tempo dopo aver segnato col sinistro lo splendido gol del vantaggio e creato altre apprensioni assortite ai difensori liguri; una volta uscito forzatamente, il Parma non è più riuscito a ripartire, subendo l’ormai consueta duplice rimonta (la quarta in totale partendo da un 2-0 a favore).
Se anche le restanti gare dovessero contare poco o nulla in termini matematici, sarebbe però bello vedere all’opera i due giovani romeni (altri rimpianti per non aver praticamente mai usato Mihaila una volta recuperato) e eventualmente Zirkzee, ultima vittima in ordine di tempo della maledizione che colpisce da ormai tre anni i membri di ogni ordine e grado della squadra.
Ragionevolmente, a maggio il tedesco si imbarcherà sul primo volo per la madrepatria, e l’anno prossimo accrescerà anch’egli i rimpianti dei tifosi, segnando e dando spettacolo in qualche squadra d’avanguardia come Lipsia o Leverkusen. Fino ad allora però, un tridente di appena sessant’anni e il mettere i bastoni tra le ruote a squadre che si stiano giocando qualcosa potrebbero essere la magra consolazione di un’annata da cestinare in fretta.
Intanto c’è da pensare all’Inter (giovedì al Tardini) e per Karamoh sarà sicuramente una serata speciale, molto speciale, perché la maglia nerazzurra lo ha fatto sognare. E il ragazzo è reduce dal gol bellissimo di sabato scorso a Spezia, con la speranza che sia l’inizio di una nuova avventura crociata.