E’ successo davvero. 18 maggio 2018. La data è da segnare in rosso sul calendario, come un giorno di festa “nazionale”: il Parma torna in serie A e lo fa dalla porta principale. I playoff spetteranno ad altri. La festa è totale, da Spezia fino a Piazza Garibaldi. Un serpentone di pullman, automobili e bandiere, tutte rigorosamente gialloblù, fino a specchiarsi nel cielo stellato di una nottata magica. Infinita.
Un’esplosione di emozioni, nella testa di tutti: dirigenti, giocatori, tecnici, magazzinieri, tifosi e giornalisti. Un viaggio fatto di ricordi, pensieri e record storici. Nessuno mai in Italia era riuscito in soli tre anni di passare dalla serie D alla A. Dal 2015 al 2018. Da Arzignano a Spezia. La storia è scritta e nessuno potrà cancellarla più, neanche personaggi malefici come Ghirardi, Leonardi, Manenti e tutti gli altri fantocci del fallimento. Il Parma è tornato. Velocemente, come un uragano carico di vendetta e forza interiore, oltre che economica.
Le lacrime di D’Aversa e capitan Lucarelli davanti alle telecamere, Faggiano a dorso nudo sotto la muraglia crociata (2mila), dopo aver trascorso 90 minuti nel parcheggio dello stadio Picco, la corsa sfrenata sotto la curva di Luca Ferrari, i messaggi commossi di Lizhang dalla Cina, gli abbracci bellissimi in capo e sugli spalti …. sono le tante cartoline della serata di La Spezia, decisa da Ceravolo e Ciciretti, due giocatori che abbiamo atteso a lungo, ma alla fine ne è valsa la pena. Ma non è questo il momento di parlare dei singoli, anche perché questa è la vittoria di un gruppo che ha sette vite, che si è sempre rialzato dopo una caduta, più forte di prima, trasformandosi fino a diventare la seconda forza del campionato, dietro ad un Empoli supersonico.
E’ la vittoria di tutti, è la vittoria di una società che a differenza di quanto accade nel resto del Paese, ha preferito dare fiducia all’allenatore anche nei momenti più critici, anche quando la piazza gli si era rivoltata contro. Scelta impopolare ma vincente nel modo più assoluto.
Ma i complimenti vanno fatti anche al Foggia di Stroppa, l’altro artefice del miracolo parmigiano. Il 2-2 in casa del Frosinone è uno spot per il calcio pulito. Sport allo stato puro. Valori che inorgogliscono ogni tifoso, di qualunque fede. Sorprese che solo il calcio sa regalare.
Adesso a Parma c’è chi giura di tatuarsi il nome di Floriano in qualche angolo del corpo. Il nome dell’attaccante foggiano, l’autore del 2-2 al minuto 89, ce lo ricorderemo a lungo, non ci sono dubbi. Così come il doppio boato dei tifosi gialloblù al primo e secondo gol dei pugliesi, o i cori di sfottò degli spezzini dopo l’illusorio pareggio (1-1) del Frosinone. Onore al Foggia che tra l’altro ha giocato senza tifosi al seguito. Ma in questa serata miracolosa non è passato inosservato neanche il rigore calciato in curva dall’ex Gilardino (sullo 0-1), a cui i tifosi del Parma hanno riservato cori e applausi.
Tutto in una serata. Tutto d’un fiato. Adrenalina allo stato puro. Pazzesco. E’ successo davvero. Il PArmA è in serie A!