Una pozzanghera d’acqua si è trasformata in trappola “fatale”. Il Parma cade a Carpi e saluta momentaneamente i sogni di primato. Colpiti e affondati da due gol nel primo tempo (Pasciuti e Verna), tutto in cinque minuti, e dall’incapacità di impossessarsi di una partita e di un avversario che a centrocampo ha costruito una ragnatela vincente. Due gol su cui pesano gli errori di Frattali (solo due uomini in barriera) e Gagliolo (disorientato dalla finta di Verna), giocatori di esperienza che non possono e non devono commettere leggerezze di questo tipo. Da qui in poi la partita del Carpi è stata tutta in discesa, sicuramente più congeniale alla proprie caratteristiche: sotto di due reti il Parma ha alzato il baricentro, ha concesso 3-4 ripartenze pericolose, D’Aversa è passato dal 4-3-3 al 4-2-4 (dentro Nocciolini, fuori Barillà) e se non fosse per il palo di Munari probabilmente il risultato sarebbe stato diverso.
E invece ci troviamo a commentare la terza sconfitta esterna della stagione, contro un avversario alla portata, ma senza quel tipo di giocatori (Calaiò o Ceravolo) in grado di cambiare da soli l’inerzia di una partita bloccata come quella di oggi.
E pensare che il Parma era partito a razzo, Insigne e Barillà erano andati vicinissimi al vantaggio. Un atteggiamento da capolista, che voleva imporre subito il proprio gioco e il proprio credo tattico, fatto di uno-due veloci (buona l’intesa Baraye-Insigne, ma è durata solo un tempo), esterni come schegge impazzite e centrocampisti bravi negli inserimenti. L’effetto adrenalina però è durato una manciata di minuti, al primo vero affondo il Carpi ha colpito e cambiato radicalmente il volto della gara, sebbene il possesso palla sia stato di marca gialloblù (26’,20’’ contro 19’,50’’).
Se la vittoria contro l’Ascoli è stata battezzata come una prova di maturità, questa è una prova di immaturità. Ma è anche vero che in questa serie B si può perdere ovunque e contro chiunque. Alti e bassi, come sulle montagne russe.
Il post scriptum è per Di Gaudio e Siligardi, gli interpreti della corsia di sinistra. Il primo è in una fase di involuzione, mentre il secondo non riesce proprio a rendersi utile alla causa, ad entrare in sintonia con l’ambiente Parma e il 4-3-3 di D’Aversa. Due problemi che devono essere risolti, anche perché il mercato di gennaio si avvicina e oltre ad un attaccante potrebbe servire dell’altro.