Il futuro del Parma è lastricato di troppe varie ed eventuali. Fino al 24 luglio se lo contenderanno due cordate; non esiste un campo certo per giocare, una rosa da schierare, un luogo dove allenarsi. Tavecchio mormora, ammicca, dice e non dice. Ammettiamo che sia serie D.
Il Parma X che nascerà il 24 luglio, dovrà mettersi immediatamente al lavoro. Le squadre di questa categoria iniziano la preparazione al massimo alle soglie di agosto. Deve essere pronto un allenatore, uno staff tecnico-logistico e tutti i giocatori. Qualsiasi ritardo è letale per le aspirazioni di una presunta corazzata. La serie D è una brutta bestia, che diventa orrenda per le grandi squadre decadute. I soldi da soli, pur sempre benedetti, non bastano per salire in LegaPro. Con schiettezza romagnola, il Pirata ricordava sempre che ” non basta chiamarsi Pantani per andare in salita “. Qualche lettore ha evocato le storie del Piacenza ed del Rimini: ottime osservazioni che però devono essere approfondite.
Il campionato di serie D è un grande ibrido. Si gioca con 4 giovani obbligatori: in questa stagione dovranno andare in campo un 95, due 96 e un 97. A differenza della serie A, una squadra di serie D è una specie di juniores con 7 fuoriquota. Se si indovinano i giovani è fatta al 60%. I giovani sono però sempre un’incognita: anche chi sembra il nuovo Messi in una juniores, può rivelarsi una enorme delusione in serie D. Se il Parma X intenderà spiccare il volo, avrà bisogno di almeno 3 classe ’97 e 4 classe ’96 di alto livello, di cui almeno uno portiere. Il Rimini non ha vinto il campionato per caso, nella scorsa stagione. Aveva giovani fortissimi: il portiere Dini e l’attaccante Berardi sono stati convocati nella rappresentativa che ha disputato il Torneo di Viareggio.
Trovati i giovani bisogna pensare alle vecchie volpi. Manuel Pera nel Rimini, non avrebbe segnato una valanga di gol se accanto non aveva Adrian Ricchiuti. A quasi 38 anni, ho visto un marziano come Ricchiuti a Noceto correre come e di più di un ragazzino di vent’anni. In serie D non è sufficiente sborsare soldi per ingaggiare vecchie glorie: bisogna che questi blasonati giocatori si adattino ad una categoria dove c’è da giocare per 38 partite col coltello tra i denti. Grande è stato il campionato di Bernacci al Bellaria e di Bazzani al Mezzolara. Fallimentare è stato invece Cozzolino al Porto Tolle, tanto da andarsene prima di Natale.
Le aspettative e l’ansia di prestazione saranno i due nemici mortali del Parma X. I tifosi dovranno cambiar pelle. Durante la stagione del Fidenza ho visto ripetere i rituali da ultras di serie A allo stadio Ballotta: è patetico. Una rosa costruita male e le pressioni dei tifosi hanno fatto saltare allenatori a ripetizione a Rimini, Piacenza e Rovigo. Dopo aver macinato 3 allenatori, a fine stagione il Porto Tolle è tornato al primo e ha vinto 10 partite consecutive. Con un gruppo da mettere insieme da zero, Apolloni o chi per lui, potrebbe essere messo sulla graticola dopo 4 o 5 partite.
Sono pochi gli ingredienti per vincere un campionato di serie D: ci vogliono 10 giovani forti, 12 vecchi che fanno legna, tanta forza, turn over e una Società che fa quadrato intorno allo spogliatoio. Se dovessi indicare cinque nomi per il Parma X, per quello che ho visto la scorsa stagione direi: Lauria (Porto Tolle), Rondon (Este), Lari (Correggese), Politti (Porto Tolle) e Lorenzo Reggiani (Fidenza). Fulvio Delnevo