Quando era calciatore Parma aveva rappresentato la tappa della consacrazione per Alberto Gilardino. Un triennio di gol, esultanze “sviolinate”, grande soddisfazioni – non ultima la vittoria salvezza allo spareggio di Bologna come grande lascito – prima della meritata chiamata di una big (il Milan).
È fuor di dubbio che il “Gila”, in versione scarpini ai piedi, sia stato uno degli attaccanti più amati dai tifosi gialloblù. I suoi numeri sono lì a dimostrarlo a chi non avesse avuto la giusta età per ammirarlo fra il 2002 2 il 2005: il biellese classe ’82 in 7.674’ giocati, nelle sue 116 partite ufficiali (fra Serie A, Coppa Italia e Coppa UEFA), realizzò 56 gol da attaccante puro e confezionò 8 assist. Considerando la concorrenza di campioni presenti (due su tutti: Adriano e Mutu) nel reparto offensivo della stagione 2002/2003, trascorsa per lo più dal “violinista” da riserva, la produzione in termini realizzati negli anni successivi fa impressione e restituisce il senso di grandezza delle sue gesta sportive qui in EMilia.
A Parma iniziò, di fatto la lunga e peregrina carriera del Gila-attaccante, a Parma può ripartire la carriera del Gila-allenatore del Genoa. L’ultimo posto in classifica con soli 6 punti, frutto di 1 vittoria e 3 pareggi (3 in meno dei crociati) non può lasciar sereno il grande ex del match del “Tardini”: il club rossoblù – che, promuovendolo dalla Primavera, il 5 dicembre 2022 gli affidò, inizialmente ad interim e poi in modo definitivo, la guida della prima squadra che fu, prima di lui, di Blessin – fin qui gli ha dato fiducia e non lo ha messo in discussione. Ma va da sé che 1 solo punto nelle ultime 5 partite non può che rappresentare un campanello d’allarme per ogni allenatore, il cui destino è sempre appeso a un filo. Quel filo rosso che lo lega a Parma, tra piacevoli amarcord ed esigenze attuali, non si spezzerebbe in caso di un successo della sua squadra. Sin qui 115 punti in 77 panchine (31 vittorie, 22 pareggi e 24 sconfitte) hanno dimostrato a tutto l’ambiente genoano che il Gila è bravo anche nei panni dell’allenatore, ma il calcio si coniuga al tempo presente: la classifica dei liguri langue e il fantasma di Ballardini aleggia sempre sotto la Lanterna.