Il giocatore argentino Matias Almeyda, allenatore del River Plate ed ex centrocampista di Lazio, Parma e Inter, si racconta in una biografia autorizzata dal titolo 'Alma y vida: Obra, pensamiento y milagros de un idealista" e fa rivelazioni sconvolgenti sul proprio stile di vita e solleva dubbi sui trattamenti ricevuti in maglia gialloblù tra il 2000 e il 2002 e su una presunta combine che avrebbe regalato lo scudetto alla Roma nel 2001.
“Per tutta la carriera ho fumato dieci sigarette al giorno. Anche l’alcol è stato un problema. Bruciavo tutto negli allenamenti, ma vivevo al limite”. Si presenta così il giocatore nel libro scritto dal giornalista argentino Diego Borinsky per raccontare la propria vita.
Una vita fatta di eccessi in tutte le piazze in cui ha giocato come nel periodo in cui giocava nell’Inter nella stagione 2002-2004: “Una volta ad Azul, il mio paese, ho bevuto cinque litri di vino, come se fosse Coca Cola, e sono finito in una specie di coma etilico. Per smaltire, ho corso per cinque chilometri finchè ho visto il sole che girava. Un dottore mi ha fatto 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocavo nell’Inter. Quando mi sono svegliato e ho visto tutta la mia famiglia intorno al letto, ho pensato che fosse il mio funerale”.
Ma l’argentino riserva una parte del libro anche all’esperienza in gialloblù e lo shock richiama alla mente uno “scoop” televisivo di qualche anno fa: “Al Parma ci facevano una flebo prima delle partite. Dicevano che era un composto di vitamine, ma prima di entrare in campo ero capace di saltare fino al soffitto”. Almeyda preferisce non fare domande, ma con gli anni si accorge di compagni colpiti da malattie probabilmente inspiegabili per uno sportivo: “Penso che sia la conseguenza delle cose che gli hanno dato”.
Una dichiarazione choccante rincarata dalla rivelazione di una presunta combine il 17 Giugno 2001: “Alcuni compagni del Parma ci hanno detto che i giocatori della Roma volevano che noi perdessimo la partita. Visto che non giocavamo per nessun obiettivo, ci hanno detto che era uguale. Io e Sensini ci siamo rifiutati. La maggior parte di noi si è rifiutata. Ma in campo ho visto che alcuni non correvano come sempre. Allora ho chiesto la sostituzione e me ne sono andato nello spogliatoio. Soldi? Non lo so. Loro parlavano di un favore…”.
Hernan Crespo è tra i “testimonial” riportati nella copertina originale del libro (visibile e scaricabile qui) e ha una definizione particolare per l’ex compagno: “Lo posso definire con una parola: purezza. Non ha mai un secondo fine; è genuino. A Matías glielo leggi negli occhi, quando sta bene e quando sta male. Dietro a quel gran guerriero, del leone che ti attaccava ai garretti, c’è un uomo molto sensibile”.