Un pareggio che vale quanto una sconfitta e spalanca le porte della crisi e del ritiro. Quattro punti nelle ultime quattro partite. Involuzione tecnico-tattica e soprattutto caratteriale. Squadra senza un gioco fluido, senza una precisa identità e alle prese con una perenne sterilità offensiva.
Il pareggio di rigore contro il Perugia ha effetti pesantissimi e non poteva essere diversamente. Prima i fischi assordanti del Tardini al triplice fischio finale, poi il confronto Lucarelli-Curva, il faccia a faccia all’interno dello spogliatoio, le parole dell’Ad Carra e del Ds Faggiano che confermano la fiducia a D’Aversa e infine il ritiro punitivo. Da stasera, infatti, la squadra resterà rinchiusa al Centro Sportivo di Collecchio e poi dovrebbe trasferirsi in Toscana per preparare la prossima sfida contro la capolista Empoli.
A rivitalizzare un brutto Parma non è servito neanche il cambio del modulo, dal 4-3-3 al 3-4-2-1. Modulo che la squadra sembra non aver assimilato in nessun modo, anche perché, prima di questa partita, i problemi non erano in difesa – dove è stato aggiunto un centrale, con lo spostamento di Gazzola sulla linea dei centrocampisti -, semmai in attacco, dove invece non è cambiato nulla in termini numerici (una sola punta centrale).
Ma al di là di questi ragionamenti, che lasciano il tempo che trovano, il malessere del Parma sembra di tutt’altra natura. Un problema di carattere, di atteggiamento e di senso di appartenenza. Perdere la maggior parte dei contrasti, sbagliare decine di passaggi, arrivare in ritardo sulle seconde palle… tutti indizi che confermano le tesi “accusatorie” sopracitate. Concetti che hanno imbestialito il pubblico del Tardini. La panchina di D’Aversa comincia a scricchiolare, ma è chiaro che non è l’unico responsabile di questa situazione. Ed è il motivo per cui la società ha deciso di andare avanti con lui, anche perché lo spogliatoio è dalla sua parte e i giocatori devono assumersi tutte le loro responsabilità. A Lucarelli (e a pochi altri) il compito di diffondere quel senso di appartenenza alla maglia crociata che questa squadra ha smarrito per strada. Le accuse sono gravi, perché un conto è la tattica (una, due o tre punte), un conto è la mancanza di rabbia e cattiveria.
Le uniche note positiva sono il gol – e il palo – di Ceravolo e l’esordio di Ciciretti. Dai loro piedi passa il futuro del Parma. Non ci sono dubbi.
Il post scriptum è tutto per Alberto Cerri. Uno con il sangue parmigiano che ribolle nelle vene. Dopo il gol sotto la Nord, ha chiesto scusa con le mani alzate. Un signore del calcio. Ha fatto a sportellate con chiunque e ha combattuto su ogni pallone, senza risparmiare energie. Una lezione al “suo” Parma, ferito e in preda ad una pericolosa crisi di identità.
(Nella foto in alto il Parma si dirige negli spogliatoi dopo la contestazione della curva Nord. Sotto il confronto tra la curva e capitan Lucarelli – FOTO LORENZO CATTANI)