L'ex giocatore del Gran Parma e della nazionale azzurra di origine Maori ci accompagna nel viaggio parallelo rugby-calcio neozelandese
Si scrive Nuova Zelanda, si legge rugby. Inutile negarlo: l’associazione viene naturale. Eppure, nel Paese dello stivale capovolto fra qualche giorno l’attenzione sarà rivolta anche al gioco da cui nacque il rugby per “mano” di William Webb Ellis.
Ai mondiali di calcio che si aprono oggi in Sudafrica la Nuova Zelanda partecipa per la seconda volta nella storia; la prima fu a Spagna ’82 e lì venne alla ribalta il giovane attaccante Wynton Rufer destinato a spopolare nel Werder Brema per sei stagioni e ad essere eletto, nel 2001, il miglior giocatore del secolo dell’Oceania.
Se Nuova Zelanda fa rima con Rugby, Rugby fa rima con Maori e Maori fa … Rima con Wakarua. L’estremo-apertura del Prato (un terzo della vita passata in Italia, per lo più a Brescia, con la vestizione per undici volte della maglia azzurra), si dividerà tra test match e mondiali di calcio. E’ più facile trovare giocatori di rugby che seguono il calcio che viceversa ma il popolo rugbystico neozelandese seguirà le prestazioni dei suoi colleghi in Sudafrica: l’evento è di quelli importanti «Sì guarderò le loro partite ma anche altre, così come tanti miei amici e colleghi rugbysti» conferma l’ex del Gran Parma «La Nuova Zelanda è un Paese molto sportivo per cui tutti avranno gli occhi puntati sulla nazionale di calcio. Siamo orgogliosi che sia lì a rappresentare la nazione».
Nella nazionale di calcio i Maori non sono molto rappresentati, anzi: l’unico Maori purosangue nella lista dei 23 è Reid, che ha pure la cittadinanza danese, poi vi sono Fallon e Bertos da parte di madre e Christie da parte di padre. Chissà se tra qualche anno vedremo più Maori nella nazionale di calcio e se il popolo Maori si avvicinerà sempre più alla palla rotonda «Io fino a otto anni ho giocato a calcio» rivela Wakarua «poi sono passato al rugby perché molti miei compagni lo hanno fatto. Per quel che riguarda i Maori nel calcio, credo sia solo una questione di scelta». Un “retaggio” atavico.
E’ talmente una cosa “da bianchi” il calcio, che la nazionale neozelandese veste di bianco come prima maglia e viene chiamata per l’appunto “All Whites” ma per un Maori abituato a quella nera ed alla Haka non è affatto un problema «Assolutamente, anche perché sappiamo che non è una questione di pelle ma di maglia».
Sudafrica e Nuova Zelanda: due delle superpotenze rugbystiche mondiali insieme anche nel campionato del mondo di calcio, sarebbe stato curioso poterle vedere nello stesso girone, ma forse nessuna delle due passerà il turno «Non so chi farà meglio».
Gli All Whites non godono certo di molto credito, quel credito di cui hanno sempre goduto gli All Blacks e che quasi sempre li ha traditi. A proposito di credito, la Nuova Zelanda è nello stesso girone dell’Italia, si affrontano il giorno 20, ed il pronostico è sì scontato ma questa volta dalla parte azzurra «Contro l’Italia non posso non tifare Nuova Zelanda: non ci aspettiamo di vincere ma magari un bel pareggio … » chiude ridendo Rima. Già ci toccano figure barbine nel rugby