L’eterno ritorno dell’identico. Südtirol-Parma è l’emblema del dibattito calcistico-filosofico: arrivare allo scopo mettendo in atto una strategia difensivista a oltranza oppure utilizzando come mezzo un gioco propositivo?
A Bolzano il Parma cinico e concreto delle ultime settimane ha continuato a recitare il ruolo di squadra offensivista e “giochista”, sebbene – va detto – l’undici di Pecchia non sia stato proprio la massima espressione dell’estetica del calcio e nonostante un basso indice di pericolosità dentro l’area di rigore. Ma i numeri parlano chiaro, e parlano di una netta supremazia di Vazquez e soci: il pallino del gioco ce l’hanno sempre avuto i ducali con uno schiacciante 73% di possesso palla bissato anche nella ripresa; 1 conclusione concessa; 9 tiri fuori (3 quelli respinti), di 7 cui firmati Vazquez che per ben due volte ha chiamato alla parata Poluzzi; 107 palloni toccati dal “Mudo”, un record per lui in campionato e nella partita; 6 calci d’angolo a 0; 567 passaggi completati, più del doppio di quelli degli altoatesini (223); 31 cross effettuati (corner esclusi), ovvero ben 25 in più rispetto a quelli concessi ai padroni di casa. Numeri schiaccianti e dominanti, che tuttavia non son bastati a far proseguire una serie utile di 5 risultati di fila.
Nel match del Druso ha pagato di più la proposta calcistica del vecchio e tanto vituperato catenaccio all’italiana, messo in atto da Bisoli e dal suo roccioso Südtirol “a tutto ritmo”, che ha risposto con le armi a propria disposizione: 17 punti in 7 giornate non sono affatto un caso. Minima spesa (un possesso palla appena del 27%), massima resa (1-0 e tre punti).
(In copertina, Vazquez in azione durante Südtirol-Parma 1-0 – Foto: Parma Calcio 1913)