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Parma Calcio

No Tessera, un ritorno alle origini

No Tessera, un ritorno alle origini

Un ritorno alle origini, seppur forzato da eventi criminosi che attendono ancora una condanna. La Tessera del Tifoso non c’è più. E’ decaduta in modo naturale. In Serie D non è necessaria. I tifosi crociati riscoprono così una seconda verginità, dopo anni di ingiustizie e leggi ai limiti della costituzionalità, che hanno allontanato i “cattivi” dagli stadi (Daspo) e con essi le famiglie e i loro bambini, trasformando gli impianti sportivi italiani in gabbie per animali, senza striscioni e folklore.
L’incubo è finito e a poco importa che nel resto del Paese la corrente dei “No Tessera” si sia ingrossata con il passare degli anni, sbugiardando gli obiettivi e le strategie iniziali del signor Maroni, uno dei principali fautori della Tessera del Tifoso. Controsensi all’italiana. Controsensi che, a dire il vero, hanno diminuito sensibilmente gli scontri all’interno degli stadi, ma non hanno di certo risolto il problema della violenza e degli scontri all’esterno degli stadi. Non è il caso di Parma, una piazza che negli ultimi anni si è distinta per correttezza e onestà intellettuale, tranne nella vicenda Ghirardi-Leonardi, a cui è stata concessa una fiducia smisurata; risultando così lo scudo perfetto per una dirigenza che intanto incrementava la voragine di debiti e raccontava “balle” a tutto il mondo.
La Tessera non c’è più e con essa decadono una serie di altre limitazioni. Come per incantesimo il tifo parmigiano torna libero. Trasferte in scooter, derby paesani, scampagnate domenicali, giocatori sconosciuti, passione smisurata (oltre 8mila abbonamenti). A Parma si torna a respirare il profumo del calcio vero, al netto di tutte le falsità e restrizioni dei professionisti. Lontano dai debiti e dalle logiche fallimentari della serie A.

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