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Marco Ferrari

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Marco Ferrari: «La crisi del calcio è consapevole, strutturale e volontaria»

Marco Ferrari: «La crisi del calcio è consapevole, strutturale e volontaria»

Il giorno dopo la sentenza di proscioglimento di Nuovo Inizio e del Parma Calcio 1913 (leggi qui), Marco Ferrari, deus ex machina della vecchia società, ha pubblicato un lungo post sui propri canali social.

Ferrari fa un’analisi specifica della crisi in cui si trova il calcio italiano e ricorda tutti e tre i processi che ha dovuto sostenere Nuovo Inizio davanti al tribunale federale, tutti finiti in una bolla di sapone; processi mediatici a parte.
Ecco il post di Ferrari:

Dal giorno successivo all’eliminazione della Nazionale dai Mondiali, sento molto parlare delle grandi riforme necessarie al nostro calcio. Mi permetto anche io un piccolo consiglio, in base all’esperienza personale. Signori del pallone, non volate troppo alto. Partite invece da interventi mirati e concreti.
Ad esempio da una immediata riforma dei poteri e dell’organizzazione della Procura Federale della FIGC. Un organo con cui i miei soci ed io – colpevoli essenzialmente di esserci impegnati in “Nuovo Inizio” per il rilancio del Parma Calcio dalla Serie D alla Serie A – ci siamo dovuti confrontare per ben 3 volte nei 5 anni della nostra esperienza calcistica.

La prima per calcioscommesse. O meglio presunto tale, perché le centinaia di milioni vinti a Pozzuoli con Parma-Ancona del 2016 esistevano solo nella penna fantasiosa del giornalista che ne scrisse. Dopo qualche mese – e un dimenticabile titolo della Gazzetta dello Sport “Parma, l’ombra della camorra”- l’indagine fu archiviata per manifesta e assoluta insussistenza di ogni elemento. Un paio d’anni dopo, fu il turno della combine sportiva. Un capo d’accusa che fa venire alla mente pistole, valigette, loschi parcheggi di autogrill. Ma era un messaggino con le faccine, mandato da un calciatore ad un ex compagno e dopo averci tenuto per tutta un’estate sospesi, ci dissero che era una burla e che non c’erano ombre sulla nostra promozione in Serie A.

Pensavamo di avere ampiamente dato, ma ci mancava l’accusa postuma di aver taroccato i criteri di iscrizione con presunte plusvalenze fittizie. Entrare nel merito della vicenda – appena conclusasi in una bolla di sapone già in primo grado – sarebbe troppo lungo. Mi limito a dire che raramente ho letto accuse così importanti redatte in modo così superficiale, tra errori di calcolo, date inesatte e principi contabili ignorati. Il tutto mentre la stampa sportiva nazionale suonava ancora una volta la grancassa. Ma che senso ha un sistema del genere? Dove per tre volte si sputtana un gruppo di imprenditori con accuse di omicidio sportivo e per tre volte poi si accerta che si scherzava?
Il calcio è diventato un fenomeno complesso, anche dal punto di vista economico.

Volete davvero riformarlo? Iniziate ad inserire competenze adeguate innanzitutto a capirlo e poi a gestirlo. Inchieste così delicate condotte con tanta superficialità su numeri e bilanci, tolgono credibilità. Faccio una provocazione. Perché non valutate l’outsourcing dei controlli e delle sanzioni economico-finanziarie dai corridoi romani ad un organismo tecnico di comprovata eccellenza, come ad esempio la Camera Arbitrale di Milano? Restando in tema, volete davvero evolvere la Lega in una Media Company per ottimizzare la gestione dei diritti tv? Perché l’anno scorso non si è accettato l’ingresso dei fondi di private equity interessati a questo percorso? Oltre a 3 milardi di liquidità che sono invece finiti in Spagna e Francia, avrebbero portato nuove competenze, nuova governance, nuovi protagonisti.
C’è urgente bisogno di nuova genetica nel DNA di un sistema chiuso, autoreferenziale e colpevolmente sordo alle reali esigenze dei tifosi, sempre più calpestate tra caroprezzi esponenziale e gestione cervellotica di calendari e stadi.

Si leggono fiumi di parole e di buone intenzioni, ma sino a che non si vedranno aperture concrete in questa direzione, rimarrò convinto che il nostro calcio non sia in crisi, ma sia una crisi. Una crisi consapevole, strutturale e volontaria. Una casamatta blindata ed ego riferita, allergica alle competenze tecniche, gestita in modo intrinsecamente opaco. Da cui gli imprenditori normali è meglio girino parecchio alla larga.

Post Scriptum:
#COMENOINESSUNOMAI

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