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La difesa del Parma e il caso Napoli-Gianello

La difesa del Parma e il caso Napoli-Gianello

La difesa del Parma e dell’avvocato Eduardo Chiacchio in vista del processo di secondo grado, dinanzi alla Corte d’Appello federale, punterà tutto sull’assoluzione piena (strada molto difficile) o sulla derubricazione del reato contestato a Emanuele Calaiò, da tentato illecito a slealtà sportiva. Un concetto che Sportparma ha spiegato in tutte le salse (leggi qui), ma che ora diventa fondamentale in vista del ricorso.
La derubricazione del reato ha un precedente fondamentale, che ha riscritto le pagine della giurisprudenza sportiva degli ultimi anni. E’ il caso “Napoli-Gianello”; guarda caso, anche in quella occasione, l’avvocato difensore del giocatore era Eduardo Chiacchio.

Ricostruiamo i fatti: nel giugno 2011 Matteo Gianello, allora terzo portiere del Napoli, viene convocato e interrogato dalla procura federale: deve rispondere all’accusa di tentato illecito per aver cercato di “aggiustare” la partita Sampdoria-Napoli, ultima di campionato (serie A). Il portiere finisce nella bufera dopo la confessione di un un amico poliziotto, alla Procura della Repubblica di Napoli, il quale svela l’esistenza di un organizzazione criminale dedita al calcioscommesse. “Gianello mi disse che voleva festeggiare – racconta il poliziotto agli inquirenti -, mi prese da parte e, prima con grande circospezione, poi con maggiori particolari, mi fece il seguente racconto: Gaetano, mi disse, ma davvero credi che mi possa bastare il mio stipendio? Ho appena comprato una casa a mia madre ed un’altra a mia fratello e, ora, devo comprarne una per me. E, dopo questa premessa, mi confidò che da tempo era in contatto con gente di su in grado di conoscere anzitempo i risultati delle partite. Mi disse anche che le scommesse sugli incontri, secondo lui, avvengono a Londra in modo da sfuggire ai controlli italiani”.

A queste dichiarazioni vanno aggiunte quelle rilasciate successivamente dallo stesso Gianello alla procura federale, allora guidata da Stefano Palazzi, e alla Procura della Repubblica. Dichiarazioni che coinvolgono i compagni di squadra P.Cannavaro e Grava, entrambi contattati dal portiere per provare ad alterare il risultato di Samp-Napoli. La partita finì 1-0 per i blucerchiati, ma non ci fu combine. Fu accertato, però, che Gianello venne avvicinato da persone esterne al mondo del calcio per truccare l’esito quella gara che, secondo gli inquirenti, doveva finire con un pareggio.
“Mi rivolsi a Cannavaro e Grava – dichiara Gianello ai magistrati – e questi mi diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa. Anzi, dall’espressione del loro volto – così l’ex portiere nel suo verbale – compresi che erano visibilmente risentiti per la proposta ricevuta. Non ricordo con precisione la somma messa a disposizione da Giusti, ma sicuramente si trattava di decine di migliaia di euro per ogni giocatore che fosse stato disponibile”.
Un’ammissione di colpa che in primo grado gli costò una squalifica a 3 anni e 3 mesi (tentato illecito e omessa denuncia), 2 punti di penalizzazione al Napoli e 6 mesi di squalifica a Cannavaro e Grava per omessa denuncia.
La corte d’Appello ribaltò tutto o quasi. Passò la linea difensiva dell’avvocato Chiacchio che riuscì a derubricare il reato in slealtà sportiva. Ma come ci riuscì? Dimostrando che le dichiarazioni del suo assistito, Gianello, all’amico poliziotto, non contenevano nessun tentativo di combine. Una leggerezza, insomma, solo lontanamente paragonabile a quella di Calaiò.
Questa la frase incriminata, come svelato dallo stesso Gianello in una recente intervista ai microfoni della Rai: “Domenica andiamo a far pari – disse il portiere all’amico poliziotto-, è l’ultima di campionato e andiamo a prendere un po’ di sole”. Per i giudici della corte d’Appello non fu illecito, bensì slealtà sportiva.
La stessa strada che stanno seguendo il Parma e l’avvocato di Calaiò, nella speranza che l’esito finale sia lo stesso, anche se vorrebbe dire squalifica certa per l’Arciere, ma assoluzione piena per il Parma (al massimo un punto di penalizzazione). Anche perché i messaggi spediti da Calaiò all’amico De Col sono di tutt’altro tono e sicuramente meno espliciti di quelli di Gianello.

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