La vittoria e la salvezza di tutti. Società, dirigenti, allenatori, giocatori e tifosi. La vittoria di un popolo intero, che dal caso sms di quest’estate al girone di ritorno, ne ha passati di tutti i colori, tra esaltazione, infortuni, paura, incubi e gioia immensa. E a poco importa che il gol salvezza di oggi contro la Fiorentina sia arrivato per un colpo di fortuna, cioè una deviazione di Gerson dopo un colpo di testa di Ceravolo. Oggi più che mai contava vincere, in ogni modo possibile. E così è stato dopo una partita pirotecnica: 4 pali (due per parte), 2 salvataggi sulla linea (uno per parte) e 2 infortuni eccellenti (Mirallas e Gervinho). Ma anche tanto agonismo, gol sbagliati e una Fiorentina in preda ad una crisi senza fine (5 sconfitte di fila) che ora si giocherà la salvezza al Franchi contro il Genoa dell’ex Prandelli. Una sfida fratricida.
Il Parma è salvo, con 90 minuti di anticipo. Un’impresona, al di là di tutto, di ogni critica e/o puzza sotto il naso. Un’altra pagina della storia “recente” del Parma Calcio 1913 è stata scritta. Con un inchiostro perenne che mai potrà essere cancellato.
Oggi ha vinto la squadra che ha saputo soffrire di più, che ha dimostrato di avere la pelle più dura, che è rimasta impassibile alle notizie che arrivavano da Empoli. Ha vinto la squadra che ha potuto contare su un tifo straordinario, il quale ha sprigionato una forza e una passione smisurata, coinvolgendo tutti, trasformando e spingendo letteralmente una squadra afflitta dai soliti problemi (l’infortunio di Gervinho che si aggiunge a quello di Siligardi nel riscaldamento, che si aggiunge a quello di Inglese, ecc.) in una terribile armata, pronta a tutto pur di vincere la “guerra”.
I discorsi sulla tattica, i moduli, i ruoli, gli assenti, le sostituzioni, gli schemi… lasciano il tempo che trovano. Oggi ha vinto la forza mentale del Parma, del suo allenatore e della sua gente. D’Aversa non si è mai piagato dinanzi alle difficoltà e critiche, rimando coerente con le proprie idee (anche impopolari) e portando a termine una missione che vale quanto uno scudetto. Tutto il resto (calciomercato, allenatore, società, ecc.) non conta, almeno oggi. Il Parma è in serie A e rileggendo l’undici titolare di oggi c’è da gridare al “miracolo”. Le lacrime e gli occhi rossi al triplice fischio finale parlano da soli.