Una sconfitta è sempre una sconfitta, ma quella di San Siro ha un sapore agrodolce. Primo perché è arrivato dopo un rigore che ha visto solo il Var e nessun altro, per un fallo di mano di Bastoni molto discutile, soprattutto per le modalità con cui è stato commesso. Secondo perché il gol di Inglese aveva illuso tutti, con Sepe che fino a quel momento aveva dovuto compiere solo due parate. Terzo perché anche il primo gol rossonero è arrivato grazie ad un episodio sfortunato, cioè la deviazione di Barillà che ha innescato la scatenato Cutrone. Sono tre validi motivi per spiegare il 2-1 finale di una partita che il Parma ha sofferto per lunghi tratti, complice la scarsa vena dei “soliti” contropiedisti, Gervinho su tutti (anche per un problema muscolare ai flessori), e con Biabiany più propenso alla fase difensiva che a quella offensiva. Sono mancati anche i lanci dei difensori e centrocampisti, oltre ai tagli degli attaccanti e la velocità di esecuzione in fase di possesso palla. Scozzarella ha fatto la sua parte (3° gara consecutiva da titolare), firmando anche l’assist per l’1-0, non altrettanto si può dire di Grassi e Barillà, il cui baricentro era troppo basso e non garantiva la dovuta efficacia nel pressing alto. Ci sono anche i meriti di Gattuso che evidentemente ha studiato nei minimi particolari il 4-3-3 dell’amico D’Aversa, preparando con scrupolosità ogni situazione difensiva, evitando di farsi trovare impreparato sulle ripartenze.
Il Milan è stato superiore, che sia chiaro, ma il Parma ha fatto quello che doveva fare: aspettare e colpire, ma anche impedire al Milan di uscire palla al piede dalla propria metà campo, sfruttando le seconde palle, quelle più sporche (compito eseguito male). Senza dimenticare l’ennesima prova da gladiatore di Inglese, un animale d’attacco. Un ariete che fa muro, sponda e sfonda. E’ evidente che non è andato tutto per il verso giusto, ma i due gol del rossoneri, ripeto, nascono da episodi sfortunati e giustificano quel senso di rammarico che il Parma si porterà dietro per qualche giorno.
Si torna a casa con zero punti, ma con la consapevolezza e la fierezza di potersela giocare contro chiunque, pur concedendo campo e iniziativa agli avversari. Questo Parma è allenato bene, sa stare in campo e sa gestire le situazioni più complicate. Poi c’è la bravura dell’avversario e un Cutrone irresistibile, indemoniato. D’Aversa può essere soddisfatto, ha sfiorato l’impresa in quella che per 7 anni è stata la sua casa da calciatore (con i rossoneri il primo contratto da professionista). La strada è quella giusta. E il distacco dal terzultimo posto resta invariato, +9. E’ una sconfitta amara ma indolore. Una sconfitta che aumenta la consapevolezza. Agrodolce, appunto.
(Nella foto il rigore di Kessiè del 2-1 – Foto Facebook Official AcMilan)