Geniale e temerario come Diabolik. Fortunato e spietato come Arsenio Lupen. Il 3-3 in casa della Juve è una goduria a tinte gialloblù che entrerà di diritto nella storia del Parma. Un pareggio che ha il sapore dolcissimo della vittoria, forse il punto più alto della storia recente del club. Una risultato prestigioso, indipendentemente dalla classifica, che rende onore ad una squadra che ha nel proprio Dna caratteristiche fondamentali come la sofferenza, il sacrificio e il non arrendersi mai. Recuperare due gol alla Juventus è un’impresa di cui pochi possono vantarsi, indipendentemente dalle dinamiche e modalità.
E’ stata una partita strana, molto strana, con il Parma a comandare le danze nei primi 15 minuti, spigliato e coraggioso. D’Aversa a sgolarsi in panchina, Gervinho a seminare il panico nella fragile difesa bianconera, Inglese a farsi il mazzo a destra e sinistra, avanti e indietro, su tutti i palloni, nessuno escluso; Barillà motorino instancabile, Scozzarella regista ispirato; e una difesa che ha fatto quello che ha potuto contro macchine da guerra come Cristiano Ronaldo, Mandzukic e Khedira.
Da 2-0 a 2-1, da 3-1 a 3-3. Un Parma immortale che ci ha creduto sempre, anche quando niente e nessuno poteva immaginare una rimonta del genere, complici anche gli svarioni difensivi di Cancelo e Rugani. Poi c’è la fortuna, ingrediente essenziale per portare via un punto alla Signora che fino a ieri in campionato all’Allianza Stadium aveva ottenuto 10 vittorie e un pareggio (contro il Genoa): due pali di Khedira bastano e avanzano per sposare quest’ultima tesi.
Il Parma si regala una serata fantastica. Una serata da sballo. Il giusto premio ad una squadra e a un allenatore che hanno dimostrato di poter sedere al tavolo delle grandi senza paura e timori reverenziali. Un Parma che non finisce di stupire e regalare emozioni.

(Nella foto l’esultanza dei giocatori gialloblù nello spogliatoio dell’Allianz Stadium dopo il pareggio per 3-3 contro la Juventus – Foto Parma Calcio 1913)