Dopo benzina, gas e elettricità aumentano anche i biglietti degli stadi, Tardini compreso.
Gli incrementi dei prezzi delle materie prime hanno una storia a sé stante, a differenza di quelli del calcio che invece risultano incomprensibili se, a maggior ragione, si considera che gli stadi italiani restano dei luoghi obsoleti, per lo più senza coperture (pioggia) e comfort.
La campagna abbonamenti 2021-22 del Parma Calcio ha scatenato numerose polemiche soprattutto tra i vecchi abbonati dei settori popolari, in primis la curva Nord. Prezzi più cari degli anni passati, ma con una sostanziale differenza: il Parma è in serie B. Una scelta, quella della società americana, dettata più da questioni finanziarie che da aspetti romantici, ma segue l’andamento di tutto il Paese. Sì, perché il caro biglietti ha colpito molti altri club, ad iniziare dalle squadre impegnate in Champions League.
Un esempio? Un biglietto nelle poltroncine rosse di San Siro per il derby d’Italia tra Inter e Juventus costa la bellezza di 350 euro (50 euro nel terzo anello). In Champions il Milan ha venduto il secondo anello di San Siro a 120 euro (Milan-Atletico Madrid).
Discorsi identici a Bologna dove i biglietti hanno registrato rincari pari al 30-35%. Stesso discorso a Bergamo, Cagliari, Genova e Torino. Molti analisti economici danno la colpa al Covid e agli effetti devastanti della chiusura degli stadi e di un intero Paese. Colpa dell’inflazione, dice qualcun altro, fatto sta che oggi andare allo stadio è diventato un vero lusso.
E pensare che la scorsa settimana il sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali aveva dichiarato pubblicamente: “Ci sarà massima attenzione affinché tutti possano ritornare allo stadio pagando il giusto prezzo per poter assistere a una partita”.