La coppia di bikers del Team Endurancenter Trenkwalder Agisko sta attraversando in India la Manali-Leh, la strada carrozzabile più alta del mondo. Andrea Devicenzi è un atleta disabile, amputato alla gamba sinistra.
Dopo cinque giorni senza notizie dai nostri atleti, Andrea Devicenzi e Stefano Mattioli, impegnati nel viaggio-avventura in India sulla via carrozzabile più alta al mondo, giungono ottime e inaspettate novità
Il primo agosto infatti, in anticipo di due giornate sulla tabella di marcia, Andrea e Stefano sono arrivati nella città di Leh, arrivo del raid e partenza della grande scalata al Kardlung, a quota 5.602, che affronteranno domani, 4 agosto, sfruttando questi due giorni di riposo per visitare la città, ma sopratutto riposare il fisico.
I primi tre giorni sono serviti per portare i biker alla partenza a Manali e “acclimatarsi” alla quota, poi , il 26 luglio mattina, sono partiti per la prima tappa e il primo passo a quota 3980.
Sette tappe, questi i giorni totali per affrontare Manali-Leh, 600 km, con un dislivello di 9.510 metri. Le ultime quattro tappe, visto le favorevoli condizioni della strada e della zona in molti casi pianeggiante, sono infatti state coperte in due soli giorni
Visto le condizioni del terreno e i chilometri percorsi, non potevano sicuramente mancare i guasti (piccoli per fortuna) alle bici: “Alla sera del secondo giorno abbiamo dovuto sostituire i freni della mia bici a causa della grossissima quantità di fango presente sulla strada per tantissimi km e la poca esperienza mia nell’affrontare le discese – racconta Andrea Devicenzi-. Mentre li sostituivamo, Stefano, mi ha dato i consigli del caso”.
Il quarto giorno, a metà tra il passo Nakeela e il Lachalang a quota 5060, Stefano ha bucato la ruota posteriore: “Si potrebbe pensare a una cosa semplice ma in quota, con le borse cariche sulla bici e tutto compattato al loro interno, ci ha portato via una buona mezzora, “rubandoci” sicuramente energie utili per la scalata del secondo passo”. Ha continuato Andrea. “La mia scarsa tecnica in discesa con la MTB, perlopiù carica, il fatto che a causa della mia disabilità non riesco ad ammortizzare al meglio la bici e non riesco ad alzarmi in piedi, ha causato la rottura della borsa destra, che abbiamo sistemato con delle fascette provvisorie. Questi inconvenienti sono stati rimediati con semplicità, grazie alla scorta tecnica basilare preparata e prevista da Stefano, già esperto in viaggi simili, prevedendo in anticipo almeno i guasti normali che possono succedere a ogni bici. Le bici Bhoss sono state sicuramente messe a dura prova ma hanno portato a termine con successo questi 600 km. A Chamatang, penultima tappa, è stata indispensabile l’attrezzatura fornita da Ferrino (fornello, posate, tegami) visto che non era presente niente, tenda, giubbino e sacco a pelo ci hanno coccolato tutte le tappe” conclude Devicenzi.
Stanchi ma felici di aver raggiunto la meta con due giorni di anticipo i nostri biker impegnati in questo lungo viaggio “senza barriere” hanno dichiarato:
Stefano Mattioli: “Un’esperienza nuova considerato la mia indole di solitario, grazie a una persona che ha saputo darmi entusiasmo. Spero che questa esperienza sia di stimolo a tutte le persone che vogliono mettersi in gioco nelle piccole e grandi difficoltà”.
Andrea: “Pensavo di essere completamente pronto per affrontare questo mio primo raid, ma giorno per giorno mi sono accorto che in esperienze come queste non esiste una preparazione precisa, ho vissuto tutti questi giorni con l’aiuto di Stefano in ogni momento della giornata, il quale mi ha dato preziosi consigli per come comportarmi in ogni occasione”.