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Calcio Dilettanti

Gianni Biselli, presidente del Fraore, premiato dalla Figc per i 41 anni da dirigente: “Un onore. Seguire i bambini è la mia passione”

Gianni Biselli, presidente del Fraore, premiato dalla Figc per i 41 anni da dirigente: “Un onore. Seguire i bambini è la mia passione”

Quarantuno anni di militanza nelle fila di una stessa società e non sentirli. Questa è la storia Gianni Biselli, presidente del GS Fraore, che nella giornata di sabato sarà premiato, a Roma, con un riconoscimento alla onorata carriera dagli organi della FIGC. I microfoni di Sport Parma hanno contattato il numero uno del Gruppo Sportivo Fraore per realizzare una meritata intervista a poche ore prima della consegna del premio.

Benvenuto su Sport Parma, Presidente. Domani (sabato, ndr) si recherà a Roma per ritirare un premio che le verrà conferito dalla Federazione. Ci spieghi tutto.
«Più che un premio, una benemerenza. Un mese e mezzo fa mi ha chiamato Braiati (presidente FIGC, nda), chiedendomi da quanti anni fossi nel calcio: io gli risposi che gioco da quando ne ho quindici e che dal 1974 sono nel Fraore; mentre da sei anni a questa parte ne sono diventato presidente. Sono onorato di questa cosa, mi sto preparando ad andare a Roma: quando Braiati mi ha chiamato, non ho fatto in tempo a dirgli che avrei accettato che lui già voleva mettersi avanti per prenotare l’albergo».

Dal ’74 ad oggi: quarantuno anni, un bel traguardo. Non c’è che dire. Possiamo, quindi, definirlo un premio alla carriera?
«E’ un premio che viene conferito dalla FIGC; infatti, è stata la Federazione Italiana Giuoco Calcio che mi ha contattato.
Di fatto è un premio alla carriera di un dirigente che è rimasto per tanti anni nella stessa società. Come il sottoscritto: io sono nel Fraore da 41 anni. Diciamo che ogni anno la Federazione individua delle persone che, nell’ambito dello sport, si sono date da fare per promuovere delle attività, in questo caso il calcio».

Biselli, lei ci ha detto che ora è il presidente del Fraore, ma in quarantuno anni di militanza avrà fatto “un po’ di tutto”…
«Sì, è proprio così. Ho fatto per vari anni il dirigente, sono sempre stato nell’organo direttivo comunque. In più, sul finire degli anni Settanta ho fatto anche l’allenatore per anni, allenando i ragazzi nati nel ’68, nel ’69 e nel ’70, che ai tempi avevano circa una decina d’anni. E sono arrivato a portarli fino alla categoria Juniores. E poi sono tornato dirigente. Come dirigente della società ci sono sempre stato. Una precisazione a cui tengo: con questa intervista – che mi fa molto piacere e che non mi aspettavo – colgo l’occasione per ringraziare tutti i dirigenti che si sono succeduti, in particolare Carlo Calestani, che fino a sei anni fa è stato il presidente storico del GS Fraore».

Spieghiamo, per chi non lo conoscesse, che cos’è il Gruppo Sportivo Fraore?
«Certamente. Il GS Fraore è una polisportiva: abbiamo sempre avuto pallamano, atletica, pallavolo, e ora anche calcetto maschile e femminile».

E lei segue tutto, giusto?
«Io seguo un po’ tutte le categorie del Fraore. Abbiamo 380 tesserati quest’anno. Però – glielo devo confessare – preferisco stare con i bambini. Ci tengo a precisare che come scuola calcio noi non facciamo alcun tipo di selezione. Per noi non ci sono differenze: giocano tutti. E spesso mi arrabbio con i genitori che si lamentano o con i giornalisti…».

Ci spieghi meglio.
«Ad esempio, nei tabellini delle squadre del settore giovanile, che forniamo agli organi d’informazione appena terminate le partite, noi siamo l’unica squadra della provincia che non dà nominativi: per me, non ci sono né titolari né riserve. Non mi piace far vedere i nomi di chi ha giocato prima o dopo oppure di chi è rimasto in panchina. E cerchiamo di far rispettare il nostro codice etico e di dare anche una impronta a questi ragazzi. Il nostro ambito è sempre stato far crescere i ragazzi, un po’ come in parrocchia. Pensi che quando vado a prendere i ragazzi con il pulmino a Noceto o a Parma e li porto a Fraore, intanto che aspettano l’inizio dell’allenamento (che di solito è verso il tardo pomeriggio), li porto in sede, gli faccio fare merenda tutti insieme, li guardo intanto che fanno i compiti… In questo modo si formano non solo i giocatori, ma anche i ragazzi. Se si inizia a parlare con i bambini di classifiche, si distrugge tutto il lavoro che si fa».

Per chiudere questa piacevole chiacchierata, qual è il ricordo più bello che la lega, in questo matrimonio che dura da così tanto, alla sua società?
«Ce ne sarebbero tanti. Ma credo che il ricordo più bello che ho sia quello che mi lega ai ragazzi del ’68 e del ’69. Quelli che una volta ho allenato io adesso giocano ancora a calcio, negli amatori del GS Fraore. Questo era stato il gruppo che ci ha portato dalla Terza alla Prima Categoria nel giro di quattro-cinque anni».

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