Dopo aver raggiunto una salvezza tranquilla con svariate giornate d’anticipo, è il momento di tirare le somme a Colorno. Parliamo della stagione che volge al termine per i gialloverdi, con l’allenatore Gianluca Piccinini.
Una valutazione alla stagione che sta per concludersi? Cosa chiedete alle ultime partite di campionato?
“L’intenzione è finire il campionato in modo dignitoso. L’obiettivo, una salvezza tranquilla, è stato raggiunto: ora puntiamo a finire il più in alto possibile. Per quanto riguarda la stagione, la valutazione è super positiva. La squadra arrivava da un’annata travagliata, ma mese dopo mese abbiamo aumentato il nostro livello. Ho apprezzato particolarmente l’organizzazione di gioco e l’intensità che questo gruppo ha dimostrato di avere. Con qualche innesto, l’anno prossimo ambiremo ad un piazzamento ancora migliore”
Siete il terzo miglior attacco, ma anche la terza peggiore difesa. Cosa ne pensi?
“Per tutta la stagione abbiamo avuto grande facilità di realizzazione. Per quanto riguarda la fase difensiva, invece, abbiamo trovato la quadratura del cerchio solo a stagione in corso: ora abbiamo un buon equilibrio, a inizio stagione eravamo troppo sbilanciati in avanti. Nonostante la qualità dei singoli difensori sia di prim’ordine, avevamo distanze tra reparti sbagliate. Tutto ciò è stato corretto ed è un altro merito dei ragazzi”
I 13 gol di Montali vi sono stati utili: quanto è importante avere un bomber prolifico a questi livelli?
“Avrebbe potuto farne di più! Scherzi a parte, è molto importante per noi. Montali è un signor giocatore, con un carattere a volte difficile: vuole sempre vincere e ha modi tutti suoi di caricare i compagni. L’ho voluto a Colorno e spero rimanga a lungo con noi”
Come ti stai trovando a Colorno?
“A dire il vero sono tornato: avevo vinto il campionato di Promozione, poi ho fatto due anni di Eccellenza con il Colorno. Ora, come detto, sono tornato e ho un bel rapporto con la società, specialmente con Wainer Guerreschi, il direttore generale. Spero di continuare a lavorare qui per tanto tempo”
Quanto l’esperienza di giocatore ti ha aiutato nell’allenare?
“Da giovane ho fatto un po di professionismo, poi tanta Eccellenza, tra Reggio, Mantova e Parma. La differenza principale tra giocare e allenare è la gestione del gruppo: sedendoti su una panchina, devi motivare venti giocatori diversi pur non potendo scaricare la tensione in alcun modo. Tuttavia, è fondamentale che un allenatore resti lucido durante tutta la durata della partita”