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Baseball e Softball

Stefano Desimoni, un altro parmigiano che batte l'Olanda a casa sua

Stefano Desimoni, un altro parmigiano che batte l'Olanda a casa sua

Nel 1977, anno dell'ultimo titolo europeo vinto dagli azzurri in casa dell'Olanda, nel roster azzurro c'era Claudio Corradi. Desimoni: "E' stato bellissimo, un ricordo che mi porterò dentro per tantissimo tempo"

Era “antico” l’ultimo trionfo europeo azzurro in casa degli Oranje: 1977. A parlare parmigiano quell’anno era un giovanissimo Claudio Corradi, pure lui in valido e a punto nella bella. Stefano Desimoni, classe ’88, sa già cosa vuol dire vincere un Europeo con l’Italia, dopo due anni e qualche muscolo in più sa anche cosa vuol dire vincerlo a casa degli olandesi. «Intanto è stato diverso rispetto a Stoccarda perché qui non eravamo nel pieno della forma fisica, l’Italian Baseball Week è andata com’è andata ed alcuni giocatori erano totalmente nuovi. Vincere in queste condizioni, in Olanda, è stato bellissimo e mi rimarrà dentro per tantissimo tempo» afferma Desimoni che svela un retroscena: «Per la finale il loro pullman è arrivato con mezzora di ritardo, non si sa bene perché anche se qualche sospetto … La pressione ce l’avevano anche loro perché giocavano in casa, erano campioni del mondo in carica e dovevano dimostrare qualcosa. Noi rispetto a loro non avevamo nulla da perdere». Mentalmente c’è qualcosa di diverso nell’affrontare l’Olanda in casa sua …

«Nella mia testa sì, perché cominciai da ragazzo perdendo sempre. Da quando sono con la seniores è andata diversamente e quest’anno ero abbastanza convinto di farcela. Le mie vittorie sono arrivate per lo più in finale per cui direi che nonostante un 4-4, posso considerarmi in vantaggio ai punti». Desimoni ha disputato un ottimo europeo sia in campo esterno che in battuta (.385 nella prima poule, .214 in quella per la finale, 1/3 in finale con un doppio in apertura di terzo inning che ha dato il là ai tre punti segnati. «Ho giocato bene le partite importanti, contro la Spagna e le due con l’Olanda: sono contento. A volte faccio più fatica con i lanciatori meno forti mentre con quelli di un certo livello ho un atteggiamento diverso» rivela “Desi”. Non è un mistero che quello di esterno centro sia un ruolo che vorrebbe ritagliarsi per il futuro o quanto meno che gli piaccia maggiormente: «Esterno centro è il ruolo più bello: vedi il gioco, vedi meglio la palla. Non nego che mi piacerebbe però ho giocato in tutti e tre i posti per cui non mi faccio problemi: decide l’allenatore dove pensa sia meglio metterti». Gli azzurri sapevano di dover affrontare Martis, compagno di Colabello in AA poi passato in AAA, in finale e di lui, come di tutti gli Oranje, sapevano “vita morte e miracoli”. «Lo sapevamo dal giorno prima, sulla carta era il loro miglior lanciatore anche se io continuo a non capire perché non abbiano utilizzato Cordemans. Noi avevamo “scoutato” tutti, sapevamo veramente tutto di loro. Secondo me loro ci hanno un po’ sottovalutato». Come compagno per una settimana ha avuto Chris Colabello, figlio di quel Lou che infiammò tante sfide tra Rimini e Parma e che già l’azzurro lo aveva vestito con la squadra Ragazzi. «Lui parla con l’inflessione romagnola. E’ gran battitore – conferma l’esterno ducale -, in finale non è riuscito ad incidere perché forse voleva dimostrare quello che non aveva bisogno di dimostrare. Ci teneva molto».

Come compagno di stanza, invece, aveva nientemeno che colui il quale è stato decretato MVP del torneo: Lorenzo Avagnina. Un duo “intellettuale”. «E’ un ragazzo che fa gruppo, molto tranquillo. Abbiamo chiacchierato tanto e guardato film di una certa qualità scelti a turno. Siamo andati a visitare il Museo Van Gogh – racconta Desimoni – abbiamo girato Amsterdam in bici». E poi il rito: «Prima delle partite, il caffè insieme al bar dell’albergo». Prossimo anno, World Baseball Classic. In quella occasione dovrebbe esserci una presenza più consistente di “azzurri d’oltreoceano” e poter far parte del roster … «Mah … nel roster no. Spero di essere convocato per il ritiro là. Avere la possibilità di allenarmi con i “giocatori veri” come dico io» afferma modestamente Desimoni «sarebbe un sogno e un’esperienza da aggiungere al curriculum. Per tutti noi sarebbe un premio, credo ci siano buone possibilità».

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