Il “mestiere” del tifoso è a serio rischio, imbrigliato nelle maglie deleterie di un sistema calcio accecato dai soldi e dai debiti. E con l’incubo Covid-19 sempre attuale.
Per capire in quale direzione sta andando il pallone italiano (un burrone?) riportiamo tre recenti fatti eclatanti che in tempo di calciomercato rischiano di passare sottotraccia.
La prima è la multa da 7 milioni di euro inflitta a Sky, confermata anche dal Tar del Lazio per violazione del codice di consumo; in sostanza Sky è stata punita per le mancanza di informazioni e chiarezza nei confronti dei propri abbonati “sul contenuto del pacchetto Calcio per la stagione 2018-19, lasciando intendere” ai nuovi e vecchi clienti “che tale pacchetto fosse comprensivo di tutte le partite del campionato di serie A come nel triennio precedente”.
La seconda anomalia è la chiusura degli stadi, anche a capienza ridotta, come era avvenuto in occasione dell’amichevole Parma-Empoli (leggi qui). Tranne le discoteche, quasi tutti gli altri posti di aggregazione, fiere e festival compresi, hanno riaperto, seppur con le dovute restrizioni. Il calcio no.
Per la riapetura parziale del Tardini e degli altri impianti sportivi se ne riparla a ottobre, o forse nel 2021, sempre che la curva dei contagi non continui a salire. Intanto, i vertici della Figc e del governo stanno studiando le modalità di accesso e “soggiorno” all’interno degli stadi (capienza 20%) e qualche mente “malefica” della Figc ha pensato bene di proporre l’obbligo delle mascherine trasparenti per i tifosi, per consentire una più facile riconoscibilità da parte degli addetti alla sicurezza e alle forze dell’ordine.
Ecco il calcio del futuro dove i tifosi non contano nulla o quasi, tant’è che gli introiti da botteghino, abbonamenti compresi, rappresentano solo il 9% del fatturato dei singoli club. Benvenuti su Marte!