Sette mesi dopo cancelli aperti al Tardini. Dentro un migliaio di tifosi e addetti ai lavori. Un manipolo di appassionati suddivisi tra curva nord e tribuna centrale, quasi tutti distanziati, al netto di nuclei famigliari, parentele e amicizie varie.
Parlare di normalità è ridicolo, ma tornare a sentire i rumori provenienti dagli spalti è già qualcosa, una sorta di privilegio per pochi eletti, tutti incuriositi dal nuovo corso targato Liverani. Tutti a caccia di selfie, della foto perfetta. E i primi applausi dei mille crociati sono stati tutti per lui, il tecnico del calcio propositivo, della rivoluzione tattica, del cambiamento, malgrado al momento gli uomini in campo siano gli stessi dello scorso anno (tranne Kulusevski e pochi altri).
Applausi e applausi, l’unica forma di tifo ammessa, d’altronde la sete di calcio era tanta. Ma non per i Boys, lo storico gruppo ultras della curva Nord che hanno disertato la partita (leggi qui) i quali, nell’impossibilità di poter tifare alla “vecchia” maniera, sono rimasti fuori per protesta.
Mille tifosi che non hanno il potere di cancellare il vuoto emblematico del resto dello stadio Tardini. Un vuoto che ricorda tutte le difficoltà del passato e i pericoli del futuro.
Dopo la tradizionale fase di riscaldamento, i primi ad entrare in campo è stata la terna arbitrale, poi le panchine, gli undici dell’Empoli e poi quelli crociati, sullo sfondo la musica della Marcia Trionfale della Aida.
Un minuto di raccoglimento per ricordare Gianfranco Migliazzi, storico dirigente accompagnatore del Parma, scomparso nelle ultime ore.
“Due tocchi in avanti” urla Liverani e la gente applaude ancora. Si sentono tutti i dettami che il tecnico vuole trasmettere alla squadra. Dopo il 2-0 di Mancuso (doppietta) dalla curva si alzano voci di dissenso. Poi ancora applausi. E applausi. Sinceri, di incoraggiamento, anche perché lo spettacolo in campo non c’è stato.
(Foto di Lorenzo Cattani)