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Calcio Serie A

Ripresa o crack, il calcio non ha margini finanziari

Ripresa o crack, il calcio non ha margini finanziari

Non ci sono margini finanziari, se non i debiti con le banche, quindi in caso di stop definitivo al campionato di serie A ci sarà un bagno di sangue. Non è una semplice ipotesi, ma è lo scenario che ci potremmo trovare di fronte nel caso in cui la sospensione si trasformasse in stop, come è avvenuto in Francia, Belgio e Olanda, dove a differenza dell’Italia i club puntano molto sui settori giovanili e sulla loro valorizzazione; e non sono indebitati in maniera irreversibile. Noi, invece, siamo strettamente legati alle plusvalenze (anche fittizie) che genera il calciomercato, tanto che l’Uefa sta studiando le soluzioni per debellare il problema italiano, cioè fine alle plusvalenze fittizie. Un male oscuro che dopa bilanci.
E poi: gli introiti dei diritti tv vengono spesi prima di essere incassati, gli incassi dei botteghini sono esigui e così il rischio è di non rientrare più nei rigidi parametri importi dal fair play finanziario. Problemi su problemi che si aggiungono alla montagna di debiti che ha la serie A e che rischia un netto ridimensionamento nei costi di gestione futuri. Per non parlare dei diritti tv che al momento sono stati congelati (manca l’ultima tranche), anche perché pure Sky, tra diminuzione degli abbonati e minore pubblicità, è in forte crisi.
Insomma, se la serie A non riprende (a luglio, ad agosto o a settembre) il rischio che alcuni club possano collassare è molto alto.
La situazione del Parma non è da allarme rosso, ma è chiaro che i soci dovranno far ricorso a nuovi aumenti di capitali, cioè sobbarcarsi interamente i costi di gestione dei prossimi mesi. Scelte difficili ma indispensabili per tenere in vita il club.

 

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