L'arena di Verona ha accolto tutti i gladiatori superstiti che hanno lottato durante questo Giro d'Italia, spettacolo affascinante, pubblico e gratuito che abbiamo potuto ammirare fin dal prologo di Amsterdam.
I protagonisti hanno fatto della loro bici una biga da guerra, hanno combattuto faticosamente a colpi di pedale, mettendo da parte spade e scudi, parole e polemiche e dimostrando con errori tattici grossolani rimediati da imprese memorabili che anche loro, i ciclisti, attori professionisti di questo Giro, sono umani.
Alla fine non c’è stato un vero e proprio scontro all’ultimissimo sangue sul filo di minuscoli secondi, però è stato un avvincente Giro d’Italia, che si è risolto solo alla penultima tappa e che in maniera trasversale (anche se questo bisogna riconoscere che lo ha sempre fatto) si è fortemente riavvicinato al cuore degli sportivi e della gente.
In questo generale ricongiungimento ha fatto la sua parte anche Parma e provincia. Dopo 4 anni la corsa rosa è ritornata dalle nostre parti come sede di partenza ed in tutto questo il Fidenza Village insieme alla sua amministrazione comunale ha saputo realizzare un grande evento, come il ritrovo e la partenza della 6a tappa del 14 maggio con arrivo poi a Marina di Carrara.
Nel 2006 quando si partì da Busseto per Forlì, il Giro venne vinto da colui che ha quest’anno ha concesso il bis.
Dopo quasi 3470 km ed 88 ore di fatica, sul gradino più alto del podio è salito un uomo, Ivan Basso, che ha imparato a lottare proprio come un gladiatore ed ha saputo rialzarsi con il tifo della famiglia, dopo che dal luglio 2006 la giustizia sportiva e di conseguenza la vita, gli aveva sventolato davanti il pollice verso per doping e per colpe che forse non gli appartenevano completamente.
Basso ha pagato il giusto malgrado non venne mai trovato positivo, ma ha saldato un debito che altri stanno ancora evitando di scontare ed ora, a posto anche con la propria coscienza, è diventato l’Imperatore del Giro 2010.
Il sovrano buono Ivan Basso, con la saggezza che la vita degli ultimi anni gli ha trasmesso, ha avuto ragione alla distanza. Ha domato e dominato solo nell’ultima settimana la resistenza straniera che orbitava e deteneva il simbolo del primato, facendola crollare una spallata alla volta.
Dopo una settimana esatta di gara, però sembra che sia Basso a ricevere una forte spallata dagli avversari.
Con il suo compagno-delfino Nibali in maglia rosa, succede che sulle strade bianche e fangose di Montalcino, complice uno strike di Scarponi in una discesa bagnata che stende i due birilli Liquigas, il Vino(kourov) kazako ritorni in testa alla generale proprio in casa del celeberrimo Brunello (DOCG) e con l’antipode australiano Evans vittorioso in maglia iridata in una tappa d’altri tempi e di future memorie.
Sembra l’inizio della fine di Basso e del Giro. Vinokourov sembra in forma, forse troppo considerando che non siamo nemmeno a metà, mentre Evans invece sembra poter crescere anche se praticamente non squadra.
La seconda spallata Basso, quella che lo può spingere lontano dalla vittoria finale, la riceve all’undicesima tappa, quella de L’Aquila, quando un suicidio psico-tattico-tecnologico collettivo spedisce in fuga 56 uomini che guadagano quasi 13’, ridisegnando così la classifica.
I direttori sportivi della Liquigas scaricano a destra e a manca la colpa di questa fuga-bidone e non accettano troppo le critiche che gli piovono addosso con più veemenza dell’acqua che colpisce i corridori. Forse sanno il fatto loro o forse non sanno niente. Chi vuole vincere il Giro ora deve sprigionare la propria fantasia, mentre chi non aveva in mente niente deve controllare e difendersi, ma di certo dall’Abruzzo il Giro esce rinato.
Il marsupiale tasmano Richie Porte della Saxo Bank, neoprof, va in maglia rosa, si difende per 3 giorni ma nella tappa del Monte Grappa cade in battaglia contro lo spagnolo luogotenente David Arroyo a cui cede anche la maglia, mentre i due Liquigas Basso e Nibali recuperano terreno prezioso su tutti i diretti avversari.
L’improbo Zoncolan diventa la montagna perla di Basso che vince in vetta con una scalata da sherpa tibetano ma non si veste di rosa, anche se il primo lavoro ai fianchi di Arroyo è iniziato.
Il Plan de Corones bevuto tutto d’un fiato a cronometro respinge ancora l’attacco di Basso ed è così la tappa del Mortirolo a diventare decisiva.
La Brescia-Aprica è la ciliegina sulla torta, che dopo l’ascesa e discesca del Mortirolo rischia però di diventare indigesta a Basso. Lo spagnolo Arroyo è un gatto in discesa e mangia tutto lo svantaggio accumulato da Basso durante la salita, ma la strada verso l’Aprica si asfalta di rosa per il varesino ed il finale appare già scritto.
Nella penultima tappa, la Bormio-Passo Tonale con 5 signore salite, l’incognita del meteo da pieno inverno viene scongiurata e le altissime pareti di neve sul Gavia accompagnano Basso verso la gloria ed il trionfo.
Trionfo che gli tributa la platea dell’arena di Verona e di tutte le arene “virtualmente” attraversate lungo questo Giro d’Italia, che va in archivio con tanti, troppi e bellissimi ricordi, forse impossibili da memorizzare singolarmente ed avvalorati oltretutto da nessun caso scottante o sospetto (almeno fino ad oggi).
Visto questo Giro, l’affetto degli appassionati e le promesse strappate a patron Zomegnan, Parma, con il suo popolo, ha già deciso che nel 2011 vorrà essere un’arena di questi gladiatori per un giorno intero.