Si è interrotto agli ottavi di finale il sogno olimpido di Edwige Gwend, ma la sconfitta ha il sapore amaro di una scorrettezza certamente non conforme alla lealtà e ai valori olimpici da parte dell’avversaria, la slovena Tina Trstenjak. Inutili le proteste della squadra e la richiesta della prova tv, non accolte dai giudici. L’atleta slovena ha poi conquistato l’oro, confermando le proprie quotazioni, ma non cancellando la macchia nell’incontro con la nostra portacolori.
Questo il racconto di Edwige del colpo della slovena e dell’incredulità finale: “Quando mi ha toccato le gambe ho pensato: E’ fatta, ho vinto con la numero 1 al mondo. E invece la squalifica non è arrivata. Da quando me lo hanno detto, non sono più riuscita a smettere di piangere. Mi sento derubata, mi hanno rubato un sogno”.
Si parla di ammissione dell’errore da parte dei responsabili internazionali dei giudici. Ma troppo tardi. Quello coinvolto nella decisione, dopo aver rivisto le immagini, ha voluto mantenere la decisione che ha condannato Edwige: “Ho fatto quattro anni di sacrifici per venire fin qui ed è finita così – conclude tra le lacrime di un pianto rabbioso per l’ingiustizia subita – avrei preferito mille volte essere battuta per ippon. Lei ha fatto una mossa da squalifica, prima con lo stesso movimento avevano fermato una francese: e invece niente, gliel’hanno data vinta…”