L’affare Dessena-Carignano (clicca qui) sta facendo discutere ed è destinato ad entrare nei casi di mercato più delicati della storia recente del calciomercato parmense.

Il “gran rifiuto” al Marzolara, anticipato lo scorso venerdì dalla redazione di SportParma, da parte del portierone classe 1986 ha destabilizzato non solo il team della val Baganza ora alla ricerca di un nuovo numero uno, ma anche il club giallorosso. L’operazione nostalgia non è piaciuta, per le modalità con cui si è concretizzata, al nuovo direttore generale Beppe Carpi, da soli 11 giorni nel sodalizio di strada Montanara al fianco del presidente Scottu: l’ex manager di Fornovo, Salsomaggiore, Brescello e Noceto ha preferito fare un passo indietro e uscire dal direttivo carignanese per rispetto nei confronti del Marzolara, società a lui (e al Carignano stesso) legata da uno storico rapporto di amicizia. «Non ho nulla contro nessuno, nemmeno contro Dessena che mi è molto simpatico – ha spiegato Carpi ai nostri microfoni – e premetto che ognuno è libero di fare quello che vuole fino al 1° luglio. Però non ritengo corretto aver insistito nel voler prendere un giocatore che era promesso da tempo a un’altra società. Se ognuno si mette a fare così, il calcio dilettantistico è finito. In 22 anni che faccio il dirigente non era mai capitato e quindi voglio rimanere coerente con le mie idee: faticherei a fare un programma a lunga scadenza dopo aver sposato un progetto che si poggiava su basi differenti, in primis la condivisione».

Non è in discussione la permanenza del genero Filippo Pioli (’89), primo acquisto del mercato estivo giallorosso, che oltre a seguire Beppe Carpi nelle ultime avventure calcistiche (Brescello e Felino, su tutte) lo frequenta quotidianamente in azienda sul posto di lavoro. Il centrocampista parmigiano potrebbe essere il regista di una possibile mediazione per farlo tornare sui suoi passi e ritirare le dimissioni.