Ci sono voluti più di 3000 km di Tour de France per godere di un'impresa d'altri tempi. Il lussemburghese Andy Schleck entra nella storia della Grande Boucle domando in solitaria il maestoso arrivo situato ai 2645 metri del Col du Galibier, …
… il più alto traguardo mai raggiunto dalla corsa francese ed inserito apposta per festeggiate i 100 anni dalla prima scalata.
18a tappa, 21 luglio 2011, Pinerolo – Galibier/Serre Chevalier 200,5 km
Valeva la pena avere pazienza per assistere ad una tappa spettacolare, tener duro proprio come fanno i protagonisti del pedale su salite difficili, infinite, mitiche.
La festa in casa Schleck (e quindi in casa Leopard), sebbene imperfetta visto che Andy fino a pochi chilometri dall’arrivo era maglia gialla virtuale, viene completata dal 2° posto del fratello maggiore Franck che chiude a 2’07” ed anche dal crollo (più o meno inatteso) di Contador (15° a 3’50”), il più accreditato alla vittoria finale ad inizio Tour e considerato il rivale principale dal vincitore odierno dopo la sfida più di nervi che di scatti nel 2010.
Il giovane Andy ha provato a far saltare il banco a 60 km dalla fine in piena ascesa dell’Izoard con un’azione coraggiosa quanto ragionata (aveva il compagno di squadra Monfort in fuga come punto di appoggio) alla quale nessuno dei big della generale ha risposto in prima battuta.
Il lussemburghese ha riassorbito i fuggitivi, guadagnando sul gruppo maglia gialla e sfilandola virtualmente a Voeckler quando si transitava da Briançon, poco prima dell’inizio alla lunga scalata del Galibier.
Se davanti Andy si rassicurava per il successo parziale, sperando ancora di poter indossare il simbolo del primato, dietro nessuno si assumeva in modo convinto oneri ed onori dell’inseguimento, se non a 10 km dall’arrivo quando l’irriducibile Evans ha cominciato una personalissima cronoscalata controvento e contro tutti, mettendo in fila indiana il plotoncino dei migliori che metro dopo metro si assottigliava facendo vittime illustri.
Prima è saltato Sanchez (18° a 4’42”) ai – 8km, poi ai –2km è toccato a Contador ad andare in crisi, forse per un riacutizzarsi del dolore al ginocchio “incidentato”, alzando così bandiera bianca per quanto riguarda la quarta vittoria in terra di Francia e della doppietta Giro-Tour, che ormai non si realizza più da quella di Pantani nel ’98.
In tutto questo bailamme di emozioni e di cronometri spianati, e detto del solito Evans che chiude 3° a 2’15”, il tenace Voeckler (5° a 2’21”) mantiene con i denti la maglia gialla per soli 15” su Andy Schleck, mentre si conferma su buonissimi livelli Cunego (7° a 2’33”) e delude Basso (4° al 2’18”), il quale dovrà inventarsi qualcosa di speciale nella tappa dell’Alpe d’Huez se vorrà salire su qualsiasi gradino del podio dei Campi Elisi.
Domani si ripartirà così, con una situazione apertissima e in continuo divenire fino alla cronometro di sabato: Voeckler leader, Andy Schleck a 15”, Franck a 1’08”, Evans a 1’12”, Cunego a 3’46”, Basso incredibilmente con lo stesso tempo del veronese, Contador a 4’44”, Sanchez a 5’20”, Danielson a 7’08”, Perraud a 9’27” e Taaramae a 9’36”, maglia bianca di miglior giovane.
19a tappa, 22 luglio 2011, Modane – L’Alpe d’Huez 109,5 km
La penultima tappa in linea di questo 98° Tour de France è da bere tutta d’un fiato, senza farsi andare di traverso il contenuto: 109,5 appena ma con 43 km di salita negli ultimi 95 di gara.
Chi vuole tentare l’impossibile verso Parigi, avvantaggiandosi in vista della severa sentenza che emetterà la crono di Grenoble, deve provarci da subito, anche a costo di saltare per aria in modo irreversibile ed anche perché di occasioni alternative non ce ne saranno. Od ora o mai più per chi vorrà ribaltare la classifica e vincere il Tour.
Dopo 14 km di discesa si salirà subito: ancora il gigante Galibier dalla parte più difficile ma più bassa (2566 metri, 16,7 km al 6,8%, hors categorie), con la scalata spezzata in due dall’intermezzo offerto dal Col du Telegraphe (1566 metri, 11,9 km al 7,1%, prima categoria) che farà rifiatare la carovana per 4 km di contropendenza ed infine l’ascesa alla mitica Alpe d’Huez (1850 metri, 13,8 km al 7,9%, hors categorie) che verrà affrontata per la 28a volta e che torna dopo 3 anni di assenza, quando Carlos Sastre ad inizio salita assestò lo scatto decisivo, praticamente il suo unico scatto del Tour, che consentì di vincere tappa, indossando la maglia gialla (la tolse al compagno di squadra Franck Schleck) che poi portò fino a Parigi.
L’Alpe d’Huez inizialmente fu ribattezzata la “montagna degli olandesi” (8 vittorie “oranje” nelle prime 14 occasioni in cui è stata sede d’arrivo), poi, dopo che Coppi nel ’52 la dominò per la prima volta assoluta, sono diventati protagonisti gli italiani con Bugno (fantastica doppietta consecutiva nel ’90 e nel ’91), con Conti (’94), con l’eterno Pantani (doppietta straordinaria anche per lui messa a segno nel ’95 e ’97, in cui realizzò anche l’attuale record di scalata con 37’35”) ed infine con “Turbo” Guerini (nel ’99), che rischiò di buttare al vento all’ultimo chilometro una vittoria certa per colpa di un tifoso troppo esagitato che lo stese nel tentativo di fare una foto in primo piano.
Rimase indigesta sia a Basso, che nel 2004 venne ripreso e staccato da Armstrong nella cronoscalata, sia da Cunego, che nel 2006 finì 2° battuto da Franck Schleck: insomma un buon motivo per provare ad esorcizzare questa salita.
Sms di Malori alla fine della diciottesima tappa: “Oggi è stata una delle tappe più dure della mia vita!! Sono andato bene sul Colle dell’Agnello, dove sono rimasto davanti per poter dare una mano, poi ho mollato e ho fatto gruppetto con un’ottantina di corridori. Una faticaccia, sono stanco morto, penso che dormirò subito sul pullman, anche perché avremo un trasferimento per l’hotel che durerà una vita!! Ancora domani con le ultime fatiche, poi dovrei vedere la Tour Eiffel !! buonanotte e ciao a tutti!!”