Dierckx, Balogh, Valenti, Osorio, Bani, Gagliolo, Iacoponi, Bruno Alves. Dal più giovane al più esperto, dopo la finestra di mercato sono otto i difensori centrali di cui può disporre il Parma. Dierckx, che compirà 18 anni il 24 febbraio, ha impressionato al debutto col Sassuolo, annullando Caputo, e fatto tutto sommato bene con la Lazio 3 giorni dopo in Coppa Italia, in coppia con l’adattato Kurtic. Anche Balogh ha debuttato alla grande, nel 2-2 contro l’Inter in coppia con Iacoponi, per poi subentrare a Valenti infortunatosi alla mezz’ora nella prima del D’Aversa-bis, sempre con la Lazio ma in campionato.
A oggi l’unico indisponibile è Valenti, che ne avrà ancora per un po’; ciononostante, almeno in questo reparto e in questo periodo dell’anno dovrebbe non mancare il materiale umano su cui fondare la difesa di una squadra che nel già iniziato girone di ritorno dovrà compiere un’impresa per salvarsi.
Se negli scorsi anni la fase difensiva rappresentava il punto di forza del Parma, su cui costruire l’oggi più che mai rimpianto, efficacissimo contropiede, lo stesso non si può dire di questa prima metà di campionato, in cui a una fase d’attacco quasi mai pericolosa si è unita una perforabilità che ha portato spessissimo anche avversari normalmente poco incisivi (Crotone, Torino) a sfruttare autentiche praterie per segnare indisturbati. La costruzione da dietro che doveva essere il biglietto da visita di Liverani si è fin da subito ritorta contro il tecnico ex Lecce, per colpa sì di errori individuali (Iacoponi con il Napoli alla prima o Kurtic a Udine alla quarta, entrambi in momenti chiave della partita) ma in generale mal si è adattata a un gruppo storico di giocatori che per abitudine, o anche semplicemente per loro limiti tecnici, non sono probabilmente adatti a questo tipo di gioco.
Nelle caselle del dare e avere, fragilità difensiva e fase d’attacco, a dir poco deficitaria, fanno 13 punti: e se la soluzione per cambiare qualcosa in attacco fosse cambiare innanzitutto da dietro?
Come si sa, D’Aversa difficilmente – e malvolentieri – si scosta dal suo amato 4-3-3, e, mai come quest’anno, chi storceva il naso di fronte alla poca spettacolarità di quei Parma avrà rimpianto i bei tempi andati. Nell’attuale situazione, però, per far rendere al meglio tutti, compresi i nuovi acquisti di gennaio, si potrebbe optare per un 3-5-2, che sembra sia già stato provato a Collecchio a partire dalla scorsa settimana. I motivi sono molteplici. Primo: al ritmo di due gol nelle ultime 8 gare, entrambi a firma di Kucka, di cui uno beffardamente inutile a Crotone, tanto vale non sedersi neanche al tavolo delle pretendenti alla salvezza.
Per variare la rosa dei possibili marcatori, ricordarsi che la stagione migliore del neoacquisto Andrea Conti è la 2016/17, all’epoca con ginocchia integre e beneficiando enormemente del modulo liquido di Gasperini; realizzerà 8 gol in 33 partite giocando sulla carta da quarto/quinto di destra, ma di fatto da centravanti, con Petagana a marcare relativamente poco ma a fare un lavoro utilissimo per tutti gli altri, Kurtic compreso. Riportare Conti più vicino all’area avversaria, e vedere se la sfortuna e la conseguente ruggine gli hanno tolto il fiuto del gol, non costa nulla, se non i sette milioni del suo riscatto obbligatorio in caso di salvezza.
Altra cosa, Kucka verrebbe tolto dal formale ruolo di esterno d’attacco e riportato nel suo salotto di casa, la mezzala. Lo slovacco, partendo da esterno, rischia di risultare più marcabile, ma se entrasse da dentro o dalla mezzala potrebbe, se non altro, tenere in allerta i difensori avversari, ormai tutti consci della prevedibilità del Parma. Se a questo si unisce che Kurtic ha comunque sempre messo insieme buone cifre realizzative (2 gol da 4 punti totali per lui), il Parma può certamente trovare linfa dalla K.K.
E arriviamo alla difesa (a 3): sulla carta – e almeno per il momento – ci si orienterebbe su Osorio-Bani-Gagliolo. Escluso eccellente, il fedelissimo di D’Aversa, Iacoponi: un altro esempio di attaccamento alla maglia e disponibilità a ricoprire tutti i ruoli dietro (e a tratti facendo anche la punta l’anno scorso nel 2-2 a Bologna, in quell’occasione in una sorta di difesa a 3/5 in cui aveva evidentemente ricevuto via libera per sganciarsi in avanti; del resto, segnò) ma quest’anno al di sotto dei suoi standard, anche fisici con le 38 su 38 del primo anno di A. Il centrale di destra ideale sarebbe dunque Osorio: anche il venezuelano ha timbrato in infermeria, e al rientro col Napoli è stato uno dei migliori, spazzando via alcuni avversari di pura prepotenza fisica alla Paletta e peccando solo nel finale in impostazione, con una pallaccia che ha portato al palo di Insigne. In una stagione sinora disgraziata sta comunque onorando il numero 24 che fu di Fernando Couto.
L’altro nuovo acquisto, Bani, ha esperienza di zone basse di classifica, e si spera anche voglia di rivalsa verso Bologna e Genoa (che l’hanno venduto nel giro di sei mesi), due partite che col pubblico sarebbero state climaticamente infuocate e che potrebbero dire tantissimo su quello che sarà il futuro del campionato del Parma. Bani a 3 si giocherebbe presumibilmente il posto con Bruno Alves, oppure con Gagliolo.
Il nazionale svedese dalla sua ha il fatto di giocare sul centrosinistra, e, per quanto non educatissimo, il suo piede forte è per l’appunto il mancino. In più è senza alcun dubbio, insieme a Iacoponi, un venerabile veterano, un altro che dà sempre tutto e che entra sempre in campo con due borsine, una per darle e una per prenderle (citazione mai abbastanza celebrata riferita al mondo del basket).
In più, chi vi scrive ha un particolare “feticismo” per Toloi, che in certe partite dell’Atalanta è semplicemente privo di ruolo ed è libero di cacciare il suo avversario per tutto il campo: sprazzi di Osorio “toloiano” si sono visti nel debutto di Yordan, quando con la prima difesa a 3 di Liverani andava a prendere Ribery altissimo e non cadde nella trappola dell’astuto Franck che gli frenò davanti in area e venne però ammonito per simulazione. Osorio non possiede particolari medie realizzative ma con un Parma a 3, di certo per prestanza e presenza fisica potrebbe irrompere in area avversaria andando a aiutare sulla destra Conti.
Tutto queste belle parole devono però essere supportate in primis da un cambio di atteggiamento generale che porti il Parma a lottare su ogni singola palla; non esiste più la classica dichiarazione del non essere questo/quello il campo su cui si vanno a fare punti. I numeri e le tattiche cominceranno a contare qualcosa solo dopo che questo primo, difficilissimo passo (come tutti i primi passi), sarà stato finalmente fatto.
Roberto Cirianni