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L’allarme di Devoti: ambiente, stadio, giovani e impoverimento motorio

Foto credit Facebook Comitato Tardini Sotenibile

L’allarme di Devoti: ambiente, stadio, giovani e impoverimento motorio

In una lunga lettera pubblicata sulla pagina Facebook del Comitato Tardini Sostenibile, il maestro di sport Carlo Devoti è intervenuto su diversi argomenti “caldi” del nostro territorio, a partire dal nuovo stadio Tardini. Ecco uno stralcio del suo intervento scritto come sempre con la saggezza di un uomo di sport a tutto tondo.

“Ciò che mi ha spinto ad aderire al Comitato Tardini Sostenibile non è stata solo la stima che nutro per le persone che lo compongono e per la loro professionalità, ma è soprattutto per le ragioni che sostengono e per il metodo che adottano per farle valere (…). 

Mi rattrista vedere nelle nostre città dare maggiore importanza alla costruzione di mega impianti sportivi, o alla loro ristrutturazione totale, senza tenere conto della qualità di vita dei cittadini, del rispetto di salute, ambiente, valori sociali e morali. Troppi ministri dello sport hanno messo in cima alla loro scala di valori la costruzione di nuovi stadi o mega strutture sportive – spesso inutili e quindi abbandonate – dimenticando che oggi il vero problema da affrontare è l’impoverimento motorio, culturale, salutistico sociale, morale, volitivo,  della nostra gioventù. I nostri giovani, da una parte, sono alle prese con una realtà sempre più difficile da affrontare e dall’ altra risultano sempre meno preparati per affrontarle e trasformarle in meglio sopratutto quando le soluzioni adottate,  come quelle dei grandi stadi e delle mega infrastrutture per assistere DA SEDUTI agli eventi sportivi, vengono privilegiati rispetto a quelle ben più economiche di palestre all’ aperto che favoriscono la partecipazione attiva con tutti quei valori che ne derivano.  Per questo io mi batto, per trovare le soluzioni più giuste per i nostri ragazzi (…).

Pindaro affermava che vincitore nello sport, come nella vita, non è solo colui che primo taglia il traguardo, ma anche tutti coloro che gli riconoscono il valore della vittoria. Coloro che riconoscono il valore del vincitore si incamminano sulla sua strada, quella che lo ha portato alla vittoria, e seguono i suoi insegnamenti. Tutto questo coltivando il valore dell’umiltà e dello sforzo che sono  la premessa fondamentale ad ogni miglioramento.
Se l’unione dei valori dell’appartenenza e del riconoscimento dell’avversario diventassero parte della cultura delle Società sportive  e dei loro  tifosi in genere, si darebbe avvio all’esercizio della pratica della pace.

Ma non è questo l’indirizzo generale del mondo del calcio, che invece ha tollerato il tifo contro l’avversario, contro il rispetto delle regole e del valore delle persone, facendo credere che tutto questo può restare impunito nonostante il prezzo economico e sociale ricada sulla società tutta. Da questo fenomeno deleterio, gli studi ci informano che tanti giovani, ritenendosi immuni dalle conseguenze dei loro atti, imparano a delinquere anzichè coltivare la pratica del rispetto, del riconoscimento del valore, della solidarietà, dell’incontro e confronto pacifico  con gli altri, coerentemente all’ invito che Papa Francesco ha rivolto ai giovani esortandoli  a costruire un mondo migliore attraverso un’educazione che promuova giustizia, rispetto e pace”.

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