Giovedì Frati e Larini sono di scena a Parigi con i Crociati Rfc in Challenge Cup e dieci anni fa …
“Historia se repetit” sentenziava Giambattista Vico, quello dei corsi e ricorsi storici. E la storia, puntualmente, si ripete anche nel rugby: basta saper attendere. Quando? Il 7 ottobre. Era l’anno 2000 ed era di sera: le 19.30, orario insolito per una partita nell’italico mondo. In quello che allora, in Viale Piacenza, era ancora denominato il “7 F.lli Cervi” la Rugby Parma esordiva in un Europa, nella vecchia versione dell’attuale Challenge Cup, e con lei Filippo Frati e Leone Larini, il primo nel canonico ruolo di mediano di mischia il secondo all’ala; avversario La Rochelle «Che bella coincidenza; non me lo ricordavo» rispondono all’unisono i due tecnici «Di quella partita mi ricordo solo che non andò benissimo» confessa Frati «e di quelle in generale, ma in positivo, l’arbitraggio che ti consentiva di giocare. Personalmente era da poco che ero entrato nel giro azzurro ed avevo avuto i primi assaggi dell’alto livello; volevo far vedere che potevo starci. Come squadra l’avevamo forse vissuta quasi in modo amatoriale per certi versi, piena di entusiasmo». «Sinceramente l’ho rimossa quella partita, mi ricordo bene quella coi Wasps di qualche anno dopo e la grande vittoria col Leeds proprio quell’anno» ammette Larini «Una cosa è certa: mi ricordo un ritmo altissimo, dopo venti minuti sembrava di averne giocati sessanta». Finì 30-6 per i francesi che vantavano tra le loro fila colui che successivamente vestì in due riprese la casacca gialloblù:Tino Paoletti.
A distanza di dieci anni esatti, il duo delle meraviglie nocetane fa un nuovo esordio europeo con chi della Rugby Parma ne ha preso il posto, ma un po’ d’anima c’è; sempre sul campo ma al di fuori della linea di touche e sempre contro una squadra francese, ben più blasonata, anche se questa volta in trasferta «Cercherò di farlo, anzi lo farò, con lo stesso entusiasmo, impegno e voglia di far bene di allora» dice Frati.
Se allora La Rochelle era avversario insormontabile, seppur non del più alto livello del Top14, per la Rugby Parma lo stesso dicasi per una top ranked, anche se in leggero ribasso nelle ultime due stagioni, come lo Stade Français dell’”italiano” Max Guazzini per i Crociati Rugby «Secondo me è già da prima di Padova che i ragazzi stanno pensando a questa partita» arriva a dire Larini «Oggi come allora sai che vai a giocare contro una squadra che ha ritmi diversi dai tuoi, che hai visto solo in televisione, sulla carta è più forte ma che sul campo darai tutto per farti onore».
Allora la Rugby Parma era Parma: allenatore Dodo Marchi e tanti indigeni, una decina, nel foglio gara; un po’ come accade oggi per i Crociati «Esatto, è un’altra bella analogia» sorride Pippo «Eravamo amici, tutti cresciuti insieme come oggi quelli di Noceto o che sono cresciuti a Noceto. Sicuramente avere al fianco un amico magari in momenti difficili in campo ti dà una mano, a volte basta uno sguardo». Gli fa eco Leone «Posso dire che lo spirito di gruppo attuale è lo stesso di quello della Rugby Parma di allora. A volte questo ti può far superare alcune carenze di gioco o tecniche. E forse avere avuto all’epoca un allenatore di Parma aiutava ancor di più nello spirito di gruppo».
Cosa disse Marchi allora ai suoi ragazzi e cosa dirà Frati ai suoi prima di scendere in campo? «Sicuramente predicava umiltà; sapeva che era una lotta impari ma ci dava comunque degli obiettivi. Io dirò ai miei che prima di perderla bisogna giocarla e che si un’occasione unica» conclude l’ex mediano «Dodo dava grande fiducia, io la sentivo molto ed è importante. Cerco di farlo anch’io facendo sentire importanti tutti; in questo, ma non solo, devo ringraziarlo».
Bonne chance.