Gli scozzesi chiedono di ridiscutere la gerarchia del Board e non solo. Da parte italiana c'è chi dà Â il nostro ingresso per definitivamente tramontato. Lunedì Dondi aspetta una risposta positiva che solo un miracolo sembra poter far accadere. Sempre lunedì, Titta Casagrande dovrebbe sciogliere la riserva sul suo ritorno a Parma.
No Celtic, no parti (per Dublino, Cardiff, Glasgow …). I quotidiani scozzesi non si sbilanciano ma tira un’aria… “Scotsman” di oggi conferma che lunedì dovrebbe essere la deadline di questa ormai stucchevole storia. Ma il direttore della comunicazione della Sru McKay non ha confermato se lunedì ci sarà una riunione del Board. E’ assodato che gli scozzesi vogliono ridiscutere il potere all’interno dello stesso (il nodo è il tuttofare David Jordan) e nutrono dubbi che questa operazione vada nella direzione professionistica di cui c’è, dicono, bisogno. Dondi aveva passato la palla “da amico” alla Celtic, gli scozzesi l’hanno riciclata agli irlandesi. Nelle alte sfere italiane c’è chi da per definitivamente perso il treno e se nelle prossime ore ciò verrà confermato, avremo sprecato un anno di contatti, ripicche, lavori di commissioni, scelte, ri-scelte, rotture e tentativi di riconciliazione. La Celtic sembra dunque sempre più lontana (anche se visti i precedenti …). Il piano B? Campionato a franchigie, ovviamente, chiuso. Celtic style, più o meno. E le tre promozioni dalla A1 all’Eccellenza? Domanda retorica. Il rugby italiano è stato capace di frantumare la Lega, di scomodare i politici per affrancare la propria franchigia in ottica Celtic, è sempre stato geloso del proprio feudo, sarà in grado di gestire questa svolta, anche questa “epocale”? L’Italia è il Paese delle urgenze, questa sarebbe l’ennesima, sicuramente non semplice da gestire. Il passo sarebbe, forse, in ogni caso ineludibile sia per la situazione economica che per un discorso di unione d’intenti. Occorre tenere ben presente che in Super10 più della metà delle squadre ha difficoltà economiche più o meno gravi. Ecco dunque che sarebbero pronte le famigerate franchigie, alimentate con soldi federali ma si tratta di capire quanti (se fossero sei e si spartissero i 2.5/3 milioni di euro risparmiati per la Celtic … ). Al momento ne sarebbero state individuate cinque: Pretoriani, Cavalieri (Prato più la Tre), Aironi (quelli delle origini con accorpamento Gran-Colorno), Duchi (quelli originali quindi col Calvisano), Dogi (qui il mosaico è più nebuloso). Ne mancherebbe, in ottica Coppe Europee, una sesta. Milano, che è un work in progress in questo senso, non si sente pronta per il salto. A meno che il Veneto non riesca a proporne due di franchigie. Franchigie non vuol dire necessariamente “sparizioni” di società, come nel caso dei Gladiatori Sanniti, ma impegno comune nel programmare un lavoro che porti alla crescita del materiale umano del territorio rappresentato. Se una maul è ben costruita si possono fare molti metri ed arrivare anche in meta … Insomma, non tutti i mali verrebbero per nuocere: occorrerebbe essere capaci di sfruttare, questa volta sì, il momento di crisi per riposizionarsi.
In questo contesto si inserisce anche il discorso Titta Casagrande. Non è escluso che l’ex direttore tecnico della Rugby Parma torni all’ovile in qualità di uomo di punta della futura, eventuale, franchigia Duchi. Ma non è nemmeno escluso che possa tornare a Parma per quest’ultima parte di stagione. Dove? Al Gran devono risolvere un problema tecnico evidente ed è stato contattato per questo, alla Rugby Parma prenderebbe il posto lasciato vacante da Roberto Manghi stando vicino alla squadra e dando una carica in più all’ambiente per provare a centrare i playoff (eventualmente lavorando in prospettiva franchigia). Il temporeggiamento di Casagrande è condizionato anche dall’affare Celtic e dunque lunedì dovrebbe essere sciolta anche questa riserva.