Un destino fatale che si è divertito a creare una partita pazzesca, assurda e impensabile.
Una partita in cui il Parma è passato dalla luce accecante dei suoi gioiellini, Man e Pezzella, agli errori mostruosi di una difesa inadeguata per la serie A. Una difesa che D’Aversa cambia e ricambia, senza mai riuscire a trovare la quadratura del cerchio, cioè quella stabilità e sicurezza che sono indispensabili per alimentare la lotta salvezza.
Il cammino del Parma in serie A finisce qui, malgrado la matematica tenga ancora le porte aperte (illusione). Una retrocessione maturata nelle partite precedenti, non in questa, anche se quella odierna è il colpo di grazia; è la fotografia di un’intera stagione piena di errori, rimpianti, illusioni e occasioni mancate. Un numero su tutti: il Parma ha perso 24 punti partendo da situazione di vantaggio. Punto e basta.
Il destino, dicevamo, si è divertito a costruire una storia impensabile: la testa che ha spedito il pallone in rete per il 4-3 finale appartiene al parmigiano Alberto Cerri (25 anni). Di San Secondo. Uno che ha la maglia crociata nel cuore. Uno che ha sempre sognato di tornare a casa e scrivere una pagina di storia a tinte gialloblù, ma per un motivo o un altro il sogno non si è mai avverato.
E invece è successo l’esatto contrario. A lui (Cerri), nipote di Ercole Gualazzini, ciclista professionista degli anni 70 (uno dei pochi al mondo a vincere tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta) è toccato emettere l’amara sentenza. E’ l’ultimo “sgarbo” di questa maledetta stagione.
L’esultanza furiosa dopo il gol dell’attaccante di San Secondo, che a fine gara era visibilmente nervoso ed è stato scortato da alcuni compagni negli spogliatoi, non ha nulla a che vedere con il Parma. Cerri è da tempo finito nel mirino delle critiche dei tifosi rossoblù, non a caso dopo il gol ha urlato contro la telecamera: “Continuate a parlare…” rivolgendosi ai tifosi sardi.