Il momento è estremamente delicato, lo dicono i numeri e soprattutto la classifica. Dopo la vittoria del Carpi sulla Pro Vercelli (2-0), il Parma è virtualmente fuori dalla zona playoff, seppur a pari punti con i modenesi (44 punti).
Le parole di ieri del ds Daniele Faggiano (“la sfida col Foggia è un crocevia importante”) vanno pesate nel modo giusto, ma è evidente che nascondono un’inquietudine, oltre che una forte delusione.
Parole che hanno un significato che va oltre l’aspetto puramente sportivo, perché se la situazione dovesse peggiorare ulteriormente, allora l’intero progetto Parma rischierebbe di perdere consistenza, oltre ad aprire possibili nuovi scenari in vista della prossima stagione.
Non è una novità, infatti, che il bugdet annuale del Parma sia tra i più alti del campionato di serie B (esclusi gli investimenti sul mercato). E’ vero che c’è da colmare il gap tecnico del passaggio dalla serie C alla serie B (un dettaglio non indifferente), ma in questa stagione si è speso tanto (bene o male lo sapremo solo a fine campionato), perché l’obiettivo minimo dichiarato è la qualificazione ai playoff.
Escluse le tre retrocesse dalla A alla B della passata stagione (Palermo, Pescara e Empoli), che per ovvie ragioni hanno un costo emolumenti superiore a tutte le altre, il Parma è la società con la spesa più alta: circa 8 milioni di euro, più 1,2 milioni di premi massimi (in caso di promozione e non solo). Imbarazzante il confronto con il Cittadella, il quale ha 6 punti in più in classifica e ha una spesa fissa di “appena” 2,5 milioni (più 550 di premi massimi). Lo stesso Carpi ha una spesa intorno ai 5 milioni (più 1,9 di premi), il Bari 6,3 milioni, lo Spezia 5, il Perugia 4,2, il Foggia 6, il Venezia 6,7, la Cremonese 7.
Non è solo una questione economica, anche perché il Parma ha una proprietà solida e ambiziosa, ma di proporzioni e qualità degli investimenti. Proprio per questi motivi non andare ai playoff, che non vuol dire approdare in serie A, sarebbe un fallimento.
Ora sotto con Parma-Foggia.