Le pagelle di Parma-Lecce (clicca qui) sono un’antologia di insufficienze.
L’unico a portare a casa un voto positivo e pienamente convincente è Mihail,a per altro vittima di un problema muscolare che lo ha costretto ad abbandonare il campo prima dell’intervallo. Difesa inadeguata a una partita-salvezza di Serie A; discutibili le scelte dell’allenatore.
Ecco le pagelle di Sportparma.
SUZUKI 5 Impotente sul perfetto colpo di testa per l’1-1 di Krstović, che già lo aveva perforato al 24’ sul primo palo (ma il montenegrino era in fuorigioco). Bucato ancora sul suo palo da Pierotti nell’1-2. Recidivo. Uscite da brividi. Consigliabile un turno di riposo – ma Chichizola non c’è più.
LEONI 4,5 Battezzato terzino destro per sostituire Delprato: non è il suo habitat. Da quel lato Gallo fa la voce grossa, lui è un pesce fuor d’acqua. Dorme quando c’è da marcare Krstović che, tutto solo, incorna l’1-1. Devia in modo decisivo il diagonale di Pierotti che chiude i conti. Più che un leone, un micino.
VOGLIACCO 5 Correo, assieme a Vogliacco, di una marcatura inesistente sul gol del pareggio. Croilla nella ripresa sotto i colpi di Pierotti. Curiosamente, dopo Sohm, il difensore ex Genoa è il secondo crociato per passaggi (57): sintomo di una squadra impaurita che ha giocato più nella propria metà campo che non in quella avversaria.
VALENTI 5 Krstović è avversario assai scomodo da marcare: al 28’ se lo perde in combo con Valeri. Il montenegrino grazia una volta e, poi, colpisce da assistman al 63’: non intercetta il passaggio che manda in porta Pierotti. Esce, stizzito, tra i fischi.
(23’ st) Hainaut 5,5 Entra freddo e deve subito contenere la catena Gallo-Morente, che lo mette fin imbarazzo in più di un’occasione.
VALERI 5,5 Con un sinistro al fulmicotone scaraventa all’incrocio dei pali il rigore dell’illusorio 1-0. Ma subito dopo il Lecce troverà il pari con il cross di Guilbert dal suo lato: manca l’opposizione.
KEITA 5,5 Dopo un primo tempo indolente, si desta nella ripresa dove sembra prendere le redini del gioco. Resta impressa la giocata, al 50’, con cui imbuca Cancellieri dopo uno slalom gigante a centrocampo.
(23’ st) Almqvist 5 Gioca 26’, recupero incluso, senza combinare granché.
SOHM 5,5 Trascinato nella spirale negativa della squadra. 60 passaggi, 3 cross, 1 tackle: numeri inconsistenti. Spreca il pallone dell’Ave Maria per la testa di Djurić.
CANCELLIERI 5,5 Primo tempo, quasi, non pervenuto: al pari di Djurić, è il crociato che completa meno passaggi (7). Accende una fiammella a inizio ripresa, quando potrebbe segnare il suo 2° gol di fila, ma Falcone s’immola e gli rovina i piani.
(30’ st) Ondrejka 5 Unm quarto d’ora per farsi conoscere dal pubblico del “Tardini”: il passaggio che regala al Lecce al limite dell’area avversaria è un brutto biglietto da visita.
HAJ MOHAMED 5 Fatica a trovare i giusti spazi nel traffico della zona centrale salentina, tant’è che tocca pochi palloni giocabili: solo 9 passaggi, neanche troppo precisi.
(1’ st) Camara 5,5 A differenza delle gare con Venezia e Milan il suo ingresso, stavolta, non incide, anche se l’impegno non manca: 2 tiri, 3 cross, 1 corner conquistato. Ma non basta.
MIHĂILĂ 6,5 Meriterebbe di ritrovare il gol che manca dal 5 maggio. Al primo tiro in porta svernicia il palo interno, grazie al tocco decisivo di Falcone, che lo mura anche sui successivi due tentativi dalla distanza. La sfortuna non lo abbandona: esce per un problema muscolare prima dell’intervallo.
(45’ pt) Bonny 5 Pecchia lo mette a fare il rifinitore alle spalle dell’ariete Djurić, con il quale non combina mai. Anzi, combina poco o nulla in generale.
DJURIĆ 5,5 Di rifornimenti dagli esterni ne arrivano pochi: ma l’unico pallone alto che spiove in area salentina riesce a trasformarlo in oro. Il suo colpo di testa carambola sul braccio di Baschirotto. Si può chiedergli di più se non lo si mette nelle condizioni per esprimersi?
All. PECCHIA 4,5 Sbagliata la scelta di Leoni terzino destro. Di difficile comprensione anche il cambio di Keita, a metà secondo tempo, in una serata così quando il gioco stava diventando “maschio”. La sua squadra è parsa senza anima e con poco voglia di lottare, nonostante l’importanza dello scontro diretto. Solite amnesie difensive e marcature blande: in mezzo all’area, ogni pallone alto è un pericolo.