Una metamorfosi lenta e imprevedibile fino a metà ottobre. Il Parma ha decisamente cambiato passo negli ultimi 47 giorni, scivolando a -6 dalla Reggina (seconda) e addirittura a -12 dalla capolista Frosinone.

La fotografia spietata dell’ultimo periodo si riassume con pochi numeri: 7 punti in 7 partite, dal 22 ottobre al 8 dicembre, cioè dalla sconfitta in casa del Sudtirol (1-0) allo 0-1 di ieri al Tardini contro il Benevento. In sostanza: 2 vittorie, 1 pareggio, 4 sconfitte; dopo una precedente striscia positiva di 4 vittorie e un pareggio nelle precedenti 5 gare .
Quello attuale è un andamento da zona retrocessione, come Spal (6 punti), Ternana, Cosenza e Cagliari. Tutte squadre in crisi di gioco e risultati, non a caso sono le ultime in classifica nel periodo di riferimento, cioè dalla decima alla sedicesima giornata di serie B.

I motivi del precario stato di forma della squadra di Fabio Pecchia sono molteplici, ma evidenti, oltre che certificati dai numeri, sebbene in classifica il Parma resti dentro la zona playoff, a differenza dell’ultimo campionato.
Il tecnico, nel post Parma-Benevento, ha parlato della peggior prestazione della sua gestione, anche se non ha usato propriamente questi termini (il significato non cambia). Ma non si è addentrato nei motivi e nei punti interrogativi che montano tra i tifosi e gli addetti ai lavori. Dubbi che coinvolgono un po’ tutti gli aspetti, dalla società alla squadra (compreso lo scarso rendimento di alcuni giocatori chiave), e che assomigliano paurosamente alle incertezze dell’ultimo campionato (2021-22).
Dubbi che meritano risposte, in primis sul campo; lunedì sera a Brescia. Diversamente la parola crisi diventerà qualcosa di più, con il mercato invernale alle porte e il solito silenzio a fare da padrone. E l’entusiasmo della piazza che rischia di spegnersi.