Un naufragio totale, come un pugile chiuso nell’angolino per tutta la durata dell’incontro, travolto da una vagonata di cazzotti, fino a cadere al tappeto e non rialzarsi più. Finisce 4-1 il derby del Dall’Ara. Un’umiliazione senza attenuanti (infortuni a parte), maturata al termine di 90 minuti in cui il Parma ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare: approccio, marcature, contropiede, gestione del pallone, calci piazzati, pressing e nervosismo. Troppo nervosismo, vedi l’ingiustificabile gesto di Bruno Alves che ha portato all’espulsione. Un gesto figlio della frustrazione, d’accordo, ma che non può essere tollerato, soprattutto se compiuto da un capitano. E il ”bello” è che pochi minuti prima aveva rischiato grosso anche Gervinho, per proteste. Gesti inqualificabili che fotografano il momento no di un Parma che, oltre a non mostrare segnali di crescita sotto il profilo del gioco e delle idee, in tutto il girone di ritorno ha vinto solo due volte (contro Udinese e Genoa), l’ultima il 9 marzo scorso, cioè oltre 2 mesi fa.
Una discesa vertiginosa verso l’inferno, con l’Empoli terz’ultimo a sole 3 lunghezze. Un margine che allontana il panico e la paura, almeno per il momento, anche perché negli ultimi 180 minuti della stagione i toscani dovranno affrontare Torino in casa e Inter fuori. Difficoltà che non sono inferiori a quelle del Parma che, invece, dovrà vedersela contro Fiorentina (casa) e Roma (fuori). L’unica differenza sono i 3 punti di distacco, il tesoretto che i gialloblù hanno costruito quasi esclusivamente nel girone d’andata.
Poi il disastro, appunto, fino al 4-1 di stasera. Bologna assatanato e agguerrito, Parma impotente e senza anima. Perché si può perdere, anche 4-1, ma non in questo modo, tirando in porta una sola volta contro le 11 dell’avversario. Sconcertante. Ma non doveva essere una partita da vincere?
A fine partita gli 800 tifosi crociati nel settore ospiti hanno contestato la squadra per l’indecorosa prova. Inevitabile, anche se ora è il momento di ricompattare tutto l’ambiente e spingere il Parma verso un’agognata salvezza, in tutti i modi, purché questa squadra ritrovi il gusto di giocare a calcio, osare, combattere e crederci, perché vincere senza tirare in porta è un’impresa ai limiti dell’impossibile. E in questo senso il ritorno di Inglese è una piccola rassicurazione.