Partiamo da un dubbio amletico: si può essere soddisfatti dopo una sconfitta? In linea di massima no, eppure esistono delle rare eccezioni. Strane situazioni che ti fanno capire che sei “sulla strada giusta” (come ha detto D’Aversa nel post gara). Con la coscienza apposto, perché hai dato più del 100%. E perché in fondo con un pizzico di fortuna potevi regalarti una serata fantastica e fermare una Juventus piena di stelle, in campo e in panchina.
Gli applausi scroscianti al triplice fischio finale che il Tardini ha riservato a tutto il Parma confermano la tesi sopra citata. Sì, si può essere soddisfatti (ma non felici) dopo una sconfitta, soprattutto nella situazione in cui si trova il Parma, con l’infermeria piena e una condizione fisica generale che non garantisce ancora un rendimento costante per 90 minuti. L’evidente calo nel secondo tempo, infatti, è una costante dell’avvio di stagione: è già successo contro Udinese e Spal. In questo senso la sosta sembra una manna che arriva dal cielo.
Sono diverse le sensazioni positive che ha lasciato la gara di questa sera, a partire dalla spirito battagliero che Barillà e soci hanno messo in campo per tutta la partita, rimanendo sempre aggrappati alla speranza di poter recuperare il primo svantaggio (come è avvenuto con il gol di Gervinho) e anche il secondo, malgrado nella ripresa la Juve sia stata padrona del campo.
Un dominio territoriale che in realtà si è visto anche nel primo tempo, ma che il Parma ha messo in preventivo sin dall’inizio, difendendo in massa e ripartendo a razzo. Il copione perfetto per una neopromossa.
Le sensazioni positive, dicevamo: abbiamo impiegato pochi minuti per capire quanto possa essere fondamentale Gervinho alla causa del Parma. L’ivoriano è uno capace di spaccare in due le partite, sa essere devastante nelle ripartenze, ha il fiuto del gol, fantasia, oltre ad una personalità importante che crea dipendenza. E infatti, quando D’Aversa lo ha sostituito con l’inconcludente Da Cruz, tra i fischi di una parte della curva nord, il Parma ha perso di colpo potenza e imprevedibilità offensiva. Ma l’ivoriano non ha i fatidici 90 minuti nelle gambe e lo si è capito nella ripresa quando ha smesso di fare la fase difensiva, regalando ad Alex Sandro ampie praterie e mettendo in grossa difficoltà Iacoponi, sempre su quella fascia.
La caparbietà di Gagliolo e Barillà, il lavoro sporco di Inglese e la crescita di Stulac, sono altri segnali importanti nel percorso di crescita dei crociati. Poi ci sono i rimpianti: il miracoloso salvataggio di Cuadrado su Di Gaudio, la traversa di Stulac e il piattone di destro di Rigoni parato da Szczesny. La Juve è di un altro pianeta, d’accordo, e forse nel primo tempo ha preso un po’ sotto gamba la partita, ma il Parma ha i suoi meriti. Il massimo profitto con il minimo sforzo, come succede alle grandi squadre, anche se l’astinenza di Ronaldo rischia di diventare un tormentone a tinte bianco-nere.
Per chi non vuole essere soddisfatto, perché le sconfitte sono sempre delle sconfitte, diciamo che quella di oggi è la 24esima sconfitta in A contro i bianconeri, l’ottava al Tardini (contro 7 vittorie), mentre il gol dell’1-0 di Mandzukic è il 90esimo contro il Parma. Intanto la classifica resta invariata, cioè un punto in tre partite. E dopo la sosta c’è l’Inter a San Siro.
(Nella foto la formazione iniziale del Parma contro la Juventus)