Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, però a volte sono utili a rappresentare la realtà dei fatti. Aiutano ad essere equilibrati, lucidi e razionali. Quello che è mancato al Parma per un’ora abbondante, dopo un primo tempo imbarazzante e in balia dell’organizzazione tattica del Foggia, il quale non si è disunito neanche dopo essere rimasto in inferiorità numerica, 14 minuti dopo il fischio d’inizio, tant’è che Stroppa ha concluso i primi 45 minuti senza cambi, cioè senza correre ai ripari come spesso accade in questi circostanze (è stato espulso uno dei 3 difensori). Un atteggiamento, una spregiudicatezza e una passionalità invidiabili, che infiammano tifosi e semplici appassionati del “Dio” pallone. Fatto sta che alla lunga, giocare un’intera partita in 10 uomini, richiede un grande dispendio di energie e infatti alla lunga la squadra di Stroppa è calata vistosamente e il Parma, rigenerato dai cambi di D’Aversa (Calaiò, Baraye e Anastasio), si è impadronito del campo e grazie ai suoi due pezzi da novanta, Calaiò e Ceravolo, ha ribaltato il risultato e riscritto la storia di una partita che avrebbe potuto lasciare ferite dolorosissime (con la complicità del portiere Guarna, incerto su tutti e tre le reti). Tutto in 16 minuti, dal 28′ al 44′ del secondo tempo).
Ma se il Foggia fosse rimasto in 11? Ma se la punizione di Kragl (deviato quanto basta da Frattali) fosse entrata in rete? E se Mazzeo ad inizio ripresa fosse stato più lesto ad approfittare di uno svarione difensivo di Lucarelli e soci? Come sarebbe andata a finire?
Non lo sapremo mai, ma la sensazione, a fine primo tempo, è che il Parma fosse la brutta copia di se stesso, spesso in balia dell’avversario (a differenza di quanto sostenuto da D’Aversa a fine gara), in preda a forti stati d’ansia, incapace di produrre gioco e di “leggere” la costante inferiorità numerica a centrocampo. L’incapacità di saltare l’uomo e inventare qualcosa di buono di Di Gaudio e Siligardi hanno fatto il resto.
L’intervallo è arrivato al momento giusto, come il gong che salva un pugile prossimo al K.o. D’Aversa ha fatto tremare le mura dello spogliatoio, il Foggia ha cominciato ad indietreggiare, i cambi azzeccati e necessari… insomma, il Parma ha cambiato volto e ha cominciato a macinare gioco e occasioni. Prima Calaiò, poi Siligardi (primo gol) e infine Ceravolo. Il tris è servito. In venti minuti il Parma ritrova il sorriso e cancella una domenica che sembrava un film horror. Un nuovo inizio, l’ennesimo, ma senza dimenticare che questa partita si è vinta grazie agli episodi (fortunati), oltre che alla voglia e alla caparbietà. Una vittoria che poteva avere un gusto diverso se, a fine partita, con un po’ di onestà intellettuale, qualcuno dei protagonisti avesse avuto il coraggio di ammettere che si è vinto anche grazie ad un pizzico di fortuna.
(Nella foto le due squadre schierate a centrocampo -Foto Lorenzo Cattani)