I capolavori si susseguono, la galleria d’arte diventa sempre più preziosa. Il 3-1 con cui oggi il Parma ha sbancato il Ferraris e inflitto una dura lezione tattica al Genoa (in casa aveva subito solo un gol), è qualcosa che va oltre ogni logica previsione. Un fenomeno di rara bellezza e in un contesto assolutamente sfavorevole: 8 infortunati, tra cui Gervinho e Inglese, uno stadio notoriamente ostico, il Genoa carico a mille e il gol iniziale del capocannoniere Piatek. Mazzate che piegherebbero la testa a chiunque, ma non al Parma. Una squadra che non finisce di stupire, con una profonda identità tattica e una dedizione al lavoro impeccabile, dove tutti gli interpreti, comprese le seconde scelte, suonano una sinfonia armoniosa, che col passare delle settimane sta conquistando tutti, anche quelli che fino a ieri dicevano che senza Gervinho nelle prossime due partite avremmo raccolto al massimo un punto.
La mano di D’Aversa su questa squadra è impressionante, ha saputo plasmarla secondo le sue idee tattiche e secondo le caratteristiche del materiale (giocatori) che ha a disposizione. In maniera intelligente e razionale, studiando gli avversari nei minimi dettagli e adattandosi alle situazioni delle singole partite con disinvolta elasticità. Ma, soprattutto, lavorando molto sulla testa di ogni singolo giocatore, in maniera martellante, facendolo sentire importante. Così è avvenuta la consacrazione di quelli che fino a poco tempo fa, per vari motivi, erano considerati dei semplici gregari con poche possibilità di apparizione, vedi Barillà, Iacoponi, Gagliolo, Siligardi e Ceravolo. La vecchia guardia che avanza. Non è la favola del brutto anatroccolo: Barillà non è diventato Pogba, Gagliolo non è Chiellini e Ceravolo non assomiglia a Higuain, ma questo Parma sta andando oltre ogni previsione, sebbene in questo periodo la fortuna stia girando a favore (oggi palo di Piatek e gol giustamente annullato a Criscito). Ci vuole anche quella.
La forza con cui il Parma ha reagito al gol di Piatek è stata devastante. Velenosa come un serpente a sonagli. Il Genoa è rimasto tramortito e malgrado i cambi di Ballardini che nella ripresa ha varato un Genoa a trazione anteriore, le cose non sono cambiate. Anche perché il Parma non ha commesso l’errore di abbassare il baricentro, anzi ha pressato alto e non ha rinunciato a giocare come invece era successo nel secondo tempo contro l’Empoli, pur oggi concedendo i fianchi (le fasce) agli avversari e accettando i rischi provenienti dai cross (tanto in area c’è il gigante Bruno Alves e un portiere para tutto). E questo è un altro segnale di maturità di D’Aversalandia. Una maturità che si mescola ai sogni, alle suggestioni e ai profumi d’Europa. La classifica la guardiamo, ma non la commentiamo. E’ ancora presto.