Un Parma così bello e propositivo lo abbiamo visto poche volte in questa stagione, soprattutto tra le mura amiche. Il pareggio contro il Milan (1-1), il terzo consecutivo dopo quelli contro Torino e Sassuolo, ha il profumo di un fiore appena sbocciato. Di una rinascita tecnico-tattica, ma anche di un ritrovata condizione fisica, proprio nel giorno in cui il sole ha cominciato a picchiare e a tagliare le gambe. Oggi è sbocciato un nuovo Parma e il dubbio che la lezione data dall’Ajax alla Juventus (D’Aversa era all’Allianz Stadium) sia stato fonte di ispirazione è più che lecito. Ironia a parte, oggi si è vista una squadra senza timori, spregiudicata in alcune situazioni, con la voglia di giocare palla a terra e con la testa ben saldata sul collo. Oltre ad una difesa che ha sbagliato poco e niente, ritornando ad essere il punto di forza dei gialloblù. E a poco importa, come ripete sempre D’Aversa, se il 4-3-3 sia andato momentaneamente in soffitta, per lasciare spazio ad un 5-3-2 (o 3-5-2) che in poco tempo ha ridato solidità e sicurezza ad un reparto, la difesa, che aveva iniziato il 2019 in modo traumatico.
Alla fine l’1-1 finale sta stretto ad entrambe le squadre: al Milan per aver preso gol ad una manciata di minuti dalla fine per un ingenuo fallo al limite dell’area, rendendo ancora più instabile la corsa al quarto posto; al Parma perché ha creato e prodotto di più, soprattutto nel primo tempo. Ma al di là della partita conta il risultato finale: è un punto che vale doppio, infatti, perché coincide con la pesante sconfitta dell’Empoli nello “spareggio” salvezza con la Spal (2-4).
Non dimentichiamo che oggi il Parma aveva di fronte una squadra costruita per la Champions, anche se nel primo tempo il Milan ci ha capito poco, imbrigliato e sorpreso dall’atteggiamento tattico del Parma, il quale aveva un baricentro più alto rispetto al solito e una fase offensiva a cui partecipavano più giocatori del solito. Un bel Parma. Poi nella ripresa Gattuso ha rimescolato le carte e rafforzato l’attacco con gli ingressi di Cutrone, Castillejo e Biglia. A parte questo, il gol dello 0-1 è casuale, malgrado nasca da un’azione sulla destra e non da un calcio da fermo.
Obbiettivamente se non ci fosse stata la magia di Bruno Alves su punizione, forse il Parma non avrebbe avuto le forze e le capacità per pareggiare (sarebbe stato comunque un mezzo furto), anche perché Gervinho e Kucka erano in riserva, e il Milan non sembrava in difficoltà. La prodezza del capitano portoghese è stata accolta dal Tardini come una liberazione: “Bruno, Bruno, Bruno…”. Tutto lo stadio ha accompagnato i preparativi della punizione capolavoro, poi il coro è andato avanti fino a dopo il triplice fischio finale, trasformandosi in un tripudio. Il giusto tributo ad uno dei grandi protagonisti di questa stagione in serie A.
Manca la matematica, è vero, ma 7 punti di distacco dalla terz’ultima (Empoli), a 5 giornate dalla fine, sono tanti. E solo un suicidio collettivo potrebbe ribaltare tutto. Intanto D’Aversa e soci si godono la mini impresa: aver fermato il Milan, un brutto Milan. Un motivo di orgoglio e soddisfazione.