Parma Calcio
Chivu: «Parma, è un onore. Serve un approccio diverso dal passato»

A poche ore dal suo arrivo a Parma, ma già con tre allenamenti sulle spalle, per il neo tecnico crociato Cristian Chivu è stato il momento delle presentazioni.
La conferenza stampa di benvenuto davanti ai giornalisti si è svolta alle 16 nella sala stampa, gremita, dello stadio Ennio Tardini. Chivu vi ci farà ritorno tra 48 ore, per la sua prima sfida in gialloblù contro il Bologna. Dopo l’accoglienza, un po’ in italiano e un po’ in americano del presidente Krause (clicca qui), la parola è passata al mister ex Primavera dell’Inter.
Alla sua prima esperienza da allenatore tra i grandi, Chivu ha dimostrato, almeno a parole, di avere carattere e «leadership» per provare a scongiurare il baratro della retrocessione. Il tecnico 44enne ha presentato la sua nuova avventura davanti ai tanti giornalisti, indicando le soluzioni per uscire dalla crisi: fiducia e autostima sono le parole chiave su cui si è soffermato maggiormente già dai primi giorni lavoro, definiti molto soddisfacenti. Un buon inizio per approcciare con ritrovata serenità il difficile derby di sabato.
Di seguito vi riportiamo le prima parole rilasciate da Chivu davanti a giornalisti e stampa nella conferenza di oggi, in cui eravamo presenti anche noi di SportParma:
L’APPROCCIO «Prima di tutto, buongiorno a tutti. Con il presidente Krause ci siamo conosciuti il giorno stesso del mio arrivo. Sono stato sorpreso della chiamata e della fiducia che il Parma ha avuto in me, mi ha permesso di fare un colloquio immediato. Conoscevo già una realtà di una società con una visione a lungo termine e mi fa molto piacere di essere stato scelto come allenatore. Sono state impegnative le prime giornate, ci sono mille persone da conoscere e la priorità è sempre stata la squadra, conoscere il prima possibile i giocatori e preparare la prossima partita, che è molto importante».
IL MODULO E IL RUOLO DI BERNABÉ «Mi fa piacere ritrovarmi in una società con ambizioni, con tanti giovani di qualità su cui la società punta. Il nostro compito è farli crescere e fargli fare eventuali salti futuri. La squadra forse non ha molta autostima per i risultati, ma il mio compito è quello di dare autostima e fiducia, avere più coraggio ed essere propositivi. Conta tanto la fiducia nei giovani: io sono a loro disposizione. Sul modello di gioco non posso dire niente, se no a Vincenzo (Italiano, ndr) lo aiuto (ride, ndr)… Il Bologna è una grande squadra che gioca anche la Champions, è abituata a fare un tipo di calci: non penso sia molto preoccupato. La Serie A non è facile. Bernabé? È importate, ha talento e il suo ruolo devo ancora scoprirlo bene: diciamo che è un centrocampista totale, può giocare in un centrocampo a 2 o a 3. Ha coperto però diversi ruoli, ma bisogna conoscerlo in fretta e metterlo a disposizione della squadra e metterlo nel suo ruolo migliore, dove si trova meglio anche lui».
LEADERSHIP «Nel periodo post Primavera, ho dedicato tempo a viaggiare e a vedere le partite; ultimamente mi sono occupato di analizzare le partite di Champions League. Questo ti permette di entrare in contatto con le migliori squadre d’Europa. La leadership penso sia innata, bisogna toccare il tasti giusti per aumentare l’autostima dei giocatori. La leadership credo si basi su pochi giocatori, che trasmettono tanto agli altri e questi tendono poi a dare di più quando si sentono importanti».
NELLA TESTA DEI GIOCATORI «Nella testa dei giovani si entra dandogli fiducia, feedback continui e toccare i tasti giusti per farsi ascoltare e guadagnare punti dal punto di vista della credibilità: così si riesce a essere credibile e dar loro valori aggiuntivi. Ci vuole una certa sensibilità nell’approccio con i ragazzi e bisogna, poi, dividere l’approccio con le persone perché sono diverse ma la fiducia reciproca è importante».
UN APPROCCIO DIVERSO «È vero che la squadra vive un momento non semplice, ci siamo focalizzati appunto su fiducia e coraggio, con approccio diverso rispetto al passato. Ci vuole pazienza, tempo, comunicazione e determinazione per far sì che la squadra dal punto di vista caratteriale abbia un approccio diverso in ogni partita».
MORALE BASSO «Prima di tutto serve fare punti, attraverso le partite vinte. È tutto più semplice quando si vince, si lavora meglio individualmente, ma ci vuole qualcosa di più rispetto al passato, con più responsabilità dei singoli per aumentare la voglia di ognuno di fare la differenza. La squadra non la puoi commentare fisicamente adesso, perché in questo momento di bassa fiducia mentale non è possibile valutarne la condizione atletica: le due cose vanno di pari passo».
MAL DI PANCIA E MAL DI DIFESA «Quando si cambia l’allenatore, ogni giocatore dà qualcosa in più perché ha tanto da dimostrare. Dal punto di vista dell’atteggiamento e dell’intensità, l’approccio di questi primi tre giorni è stato più che positivo e sono contento di questa voglia di cambiare rotta. Quello che conta è il risultato, ma per quanto mi riguarda sono dei segnali positivi e importanti. Sulla difesa, non esiste difesa a 3 o a 4, esiste la difesa a 11: sono tutti responsabili di difendere. E, siccome vogliamo che tutti siano partecipi in attacco, lo stesso vale in fase di difesa. Bisogna attaccare tutti e difendere tutti».
IL CONNAZIONALE MAN «Man, come gli altri, deve lavorare tanto: deve assumersi la responsabilità, come tutti. Per me è importate come gli altri, ha avuto un momento di calo: da dicembre in avanti non è stato più lo stesso, ma il nostro compito è di farlo rientrare in forma e farlo diventare quello che conoscevamo. Ci aspettiamo molto di più di quello che conosciamo e che abbiamo visto fare al giocatore».
PARMA IN CIMA AI DESIDERI «Per me il Parma è il massimo che possa accadermi, da quando faccio questo lavoro, per la fiducia del presidente e la filosofia della società. Non potevo chiedere di meglio».
I GIOVANI «Come ho detto prima, quando arriva un nuovo allenatore è tutto bello, c’è voglia di fare. Nei colloqui che ha fatto individualmente ho trovato questo senso di sfiducia, ma viene fuori il senso di responsabilità di tutti, anche i giovani sono maturi e responsabili che fanno di tutto per uscire da questa situazione e far sì che la squadra risalga la classifica subito».
PAPÀ MIRCEA COME MODELLO «Dai miei genitori, mio papà – caso strano – faceva l’allenatore. Per quanto riguarda gli allenatori che ho avuto in passato ho imparato, ascoltato tutti e mi porto dietro tutte queste cose. Non posso dire come sono come allenatore, se non che i valori che ho me li hanno trasmessi i miei genitori».
LA DIFESA FA ACQUA… «Nella mia vita le sfide le ho sempre accettate: hanno fatto parte del mio modo di essere anche per la mia motivazione. Non sembra ma sono uno che ha le spalle larghe. Per me, è un onore e, siccome vedo questa fiducia, metto tutta l’anima per la società e per la squadra: non molleremo fino al raggiungimento del nostro obiettivo. Fase difensiva? Sulla fase difensiva, se non ci fossero stati questi problemi, sicuro non sarei qua. Lo studio l’ho fatto perché le partite del Parma le ho sempre guardate, ma per me però la difesa non esiste, esiste come si difende da squadra».
APPELLO AI TIFOSI «Che siano presenti, che tifino la squadra come hanno sempre fatto. lo direi che qualcosa di calcio ne ha assaggiato… Per qualsiasi giocatore è la cosa migliore avere tutte le cose necessarie per fare la prestazione ed è nostra responsabilità di farli crescere».
PARMA > AJAX? «Dal tuo punto di vista, non mio. Parma è dieci volte l’Ajax. Per come vedo le cose io oggi l’Ajax è nettamente inferiore. I giovani devono capire che stare qua è meraviglioso e devono dare tutti molto di più e avere maggiore riconoscimento per tutte le persone che cercano di farli diventare importanti in questa società».
UN PASSATO VINCENTE «Possiamo migliorare in tutto, abbiamo obbligo di migliorare in tutto. Facciamo riferimento alla domanda di prima. È vero che forse ho giocato in squadre importanti ma anche nella Roma, stagione 2003/2004, abbiamo lottato per non retrocedere. Se sono riuscito a giocare in squadre che lottavano per il campionato significa che qualcosa sull’esperienza, sull’approccio ed il contesto che serve per avere risultati ne ho e anche abbastanza. Non serve aver lottato per retrocedere in precedenza per far diventare un allenatore esperto. Sono sicuro della salvezza».
PUNTI DI FORZA E PUNTI DEBOLI «Sempre la squadra. C’è da migliorare tutto, dal singolo al collettivo. In tutti i reparti c’è da lavorare e tutti devono lavorare e migliorare».
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