L’ex capitano crociato Giuseppe Cardone (5 gol in 77 presenze ufficiali dal 2003 al 2008 nel Ducato) è stato il grande ospite della diciassettesima puntata di PARMATALK, il webshow del lunedì di SportParma.
Durante la diretta streaming, l’eroe dello spareggio-salvezza di Bologna del giugno 2005 ha analizzato la vittoria del Parma in casa del Cittadella, una squadra “rognosa” «contro di loro, se non fai la partita, la perdi. Il Parma, secondo me, ha sofferto il giusto, ma ha difeso bene. Pericoli ce ne sono stati, ma è impensabile che gli altri non facciano tiri in porta. Rispetto al Parma dell’anno scorso, la squadra difende in maniera decisamente più efficace. Il Parma a volte si specchia un po’ in se stesso, ma spesso offre prestazioni belle da vedere: è un percorso iniziato un anno fa. Mi auguravo la conferma di Pecchia perché venisse inaugurato un percorso che mi auguro possa accompagnare il Parma nella piazza che merita. I giovani l’anno scorso sono stati ingiustamente crocefissi: bravo l’allenatore a vedere in loro delle qualità che stanno sbocciando. Credo che tanti di loro, che stanno dimostrando di essere importanti, hanno ancora margine di crescita».
Cardone, ex Parma anche come allenatore delle giovanili (allenò le annate 2001 e 2002 nelle categorie Allievi U16 dal 2016 al 2018, ndr), ha parlato a lungo anche di Fabio Pecchia, paragonato all’allenatore che più lo aveva segnato nel suo percorso parmigiano: «Secondo me Pecchia somiglia a Prandelli. Pur non avendolo conosciuto, mi dà l’idea che mi trasmetteva Prandelli, che riusciva riusciva a far sentire importante anche il giocatore che giocava solo un minuto. E questo mi sembra che stia accadendo anche a Parma quest’anno: nel momento in cui il mister li chiama, i calciatori sono pronti».
L’ex difensore del Parma ha svelato anche qualche retroscena sul rapporto con Prandelli e altri due grandi allenatori crociati ancor oggi in attività: «Ho avuto tre rapporti diversi con Pioli, Ranieri e Prandelli – ha spiegato – in fasi della mia carriera completamente diverse. Sono stati allenatori con cui mi sono confrontato in un’età più matura della mia carriera calcistica: quando sei giovane, se le cose vanno bene va tutto bene, se vanno male è colpa degli altri. Con Pioli non ho avuto un bellissimo rapporto, poi mi sono rotto il ginocchio e non ho più giocato e lui era stato esonerato. Poi è arrivato Ranieri, ma io ero, appunto, infortunato e giocai pochissimo. Con Prandelli probabilmente è stato il momento miglior della mia carriera, che è durato pochino: perché sono arrivato a gennaio, stavo facendo benissimo e poi la Dea bendata ha voluto che mi rompessi la gamba. Da lì è iniziata una mia seconda carriera: quell’infortunio mi tolse tanto».
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