Proviamo a parlare di calcio giocato, un’impresa non semplice di questi tempi. Tant’è che anche la maggior parte dei concetti espressi da Donadoni in conferenza stampa (oggi alle 18, poco prima della partenza per il “discusso” ritiro di Reggio Emilia, nella sede di un albergo che ha offerto l’ospitalità) riguardano le problematiche societarie e le mille incertezze che degli ultimi giorni, fino al 19 marzo. “Se non paga entro quella data è finita” ha spiegato il tecnico. “Manenti? Aspettiamo sempre il 19 prima di dare un giudizio. Io faccio l’avvocato del diavolo: se io so che il 19 c’è la possibilità che il Parma fallisca, voi mettereste dei soldi per poi perdere tutto in caso di fallimento? Non credo che ci siano altre soluzioni”.
E su Giuli, il socio di minoranza, Donadoni non usa mezzi termini: “Andrebbe detto anche che non ha pagato quello che doveva alla società, così mi è sembrato di capire. Nessuno di noi all’interno dello spogliatoio conosce queste situazioni”.
Passiamo al Sassuolo e al ritiro di Reggio: “Dormiremo lì una notte e saremo vicini al luogo della gara. Sfruttiamo un’opportunità”. Una mezza risposta, tutto qui. “Non è la prima volta che il venerdì non ci alleniamo, ma in questo momento lo notano tutti. Nessun problema. Ultimamente abbiamo cambiato modulo, giochiamo con il 4-2-3-1. Di Francesco deve temerci perché abbiamo carattere e volontà. Non ci attacchiamo alla situazione che stiamo vivendo”.
Nessun accenno ai tifosi che domani invaderanno il Mapei Stadium per l’ennesima dimostrazione di amore verso il Parma, malgrado tutto. E con Manenti (sarà al Mapei Stadium) sempre più presidente “fantasma”, perché al di là di quello che dice Donadoni,  ha avuto tutto il tempo per versare nelle casse della società quanto promesso dal suo primo giorno alla guida della società, esattamente dal 9 febbraio scorso.