Preparate la bara, la tessera del tifoso ha i giorni contati. Dopo meno di due anni dalla sua introduzione, infatti, è giunta al capolinea, grazie anche alle battaglie insistenti di avvocati, ultras, associazione di consumatori e pochissimi giornalisti.
Battaglie che lentamente hanno sgretolato le convinzioni dell’ex ministro degli Interni Roberto Maroni, il padre della tessera del tifoso. Il padre di una legge incostituzionale, lesiva di diritti fondamentali del cittadino come la libera circolazione sul territorio nazional, come più volte abbiamo ribadito su queste pagine (e non solo). Il padre di un provvedimento che ha svuotato e imbruttito ulteriormente gli stadi.
Certo, gli incidenti e gli scontri tra tifoserie sono diminuiti sensibilmente e questo è un punto a favore di Maroni. Ma è l’unico risultato positivo. Per il resto è stato un impoverimento progressivo, una schedatura nascosta dei tifosi “cattivi” e non, uno strumento “originale” per fornire dati alle banche italiane. Fino a pochi giorni fa quando Roberto Sgalla, neo presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, ha deciso di fare un passo indietro e non tanto perché è un illuminato, quanto per i risultati deprimenti e distruttivi della tessera del tifoso. «La tessera del tifoso dovrà evolversi in uno strumento che sia sempre più di fidelizzazione. La possibilità di abbinare benefit alla tessera potrà far tornare la gente allo stadio». Fin qui nessuna novità, anche perché potrebbe trattarsi dell’ennesimo trabocchetto.
In realtà le due vere novità di questi giorni arrivano dall’apertura dell’attuale ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, alla modifica dell’articolo 9 della legge Amato: la legge che vieta l’acquisto di biglietti e la sottoscrizioni della tessera del tifoso a chi abbia ricevuto una condanna per i cosiddetti reati da stadio.
L’altra novità è la possibilità di acquistare fino a cinque biglietti per le gare interne e due per le gare fuori casa. Il tutto senza essere in possesso della famigerata tessera. E’ la fine di un’era assurda.