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Ciclismo

Malo is back: “Dicevano che non ce l’avrei fatta, il mio ritorno alle gare darà una speranza a chi sta soffrendo”

Malo is back: “Dicevano che non ce l’avrei fatta, il mio ritorno alle gare darà una speranza a chi sta soffrendo”

Il silenzio è rotto e i dubbi fugati, finalmente. Malo is back vale più dello slogan voluto da Accpi, Movistar e FCI che ne ha accompagnato l’annuncio della sua conferenza presso il Grand Hotel Regina di Salsomaggiore Terme, Adriano Malori è già tornato e correrà molto presto: appuntamento fissato in Canada il 9 settembre con il Grand Prix Cycliste de Quebec e replica due giorni dopo con il Gp de Montreal.
La conferenza, decisa proprio dal 28enne vice iridato a cronomentro ed aperta in rapidissima successione dal vice presidente federale Daniela Isetti, dal presidente dell’Assocorridori Italiani Cristian Salvato e Juan Pablo Molinero, addetto stampa della Movistar, parte subito con il racconto straziante di quel maledetto giorno in Argentina del traversetolese, la cui voce si fa sempre più emozionata, stretta da un nodo alla gola che coinvolge tutti i presenti in sala.
“Era il 22 gennaio, ero in testa al gruppo e stavo parlando con Nibali su come affrontare gli ultimi chilometri di gara, poi dopo 15 giorni nella mia testa iniziano una serie di fotogrammi nei quali mi vedo in un letto d’ospedale e dove a malapena riesco a muovermi. Non ricordo nulla. Non capivo, poi un mese dopo l’incidente, una volta arrivato al CNAI di Pamplona (il centro neurologico in cui ha seguito la riabilitazione, ndr) mi è stato detto che il mio cervello si era disconnesso totalmente dalla parte destra del mio corpo. Da vice campione del mondo ad una persona che doveva dipendere dagli altri, non potevo crederci. Mi dicevano che lavorando sodo tanto sarei tornato ad essere una persona normale. Prendevo continue botte morali, soprattutto quando chiedevo ai medici informazioni circa il mio ritorno alle gare e loro erano pessimisti. Anzi, durante un controllo di routine, l’ho richiesto ancora e un ortopedico mi ha gelato una volta di più rispondendomi che sarei stato fortunato se fossi stato in grado di pedalare per andare a prendere il pane. A brutto muso ribattei dicendogli che non sapeva fare il suo mestiere, che si sbagliava e che io sarei tornato a correre presto. Una volta arrivato nella mia stanza però piansi come un bambino perché avevo paura che avesse ragione. È stato un calvario, ho pianto tante volte, ho temuto davvero che l’obiettivo restasse quello di tornare come una persona normale, capace di bere un bicchiere d’acqua o tagliarsi una bistecca da solo. Poi grazie alla splendida equipe del CNAI e con tanta mia voglia di determinazione sono migliorato e a fine marzo facevo sei ore di riabilitazione ed una di rulli. Avrei potuto annunciare il mio ritorno alle gare grazie ai social ma in realtà ora sono qui a parlare per un altro motivo: poter dare una speranza e un sorriso a chi come me ha sofferto e sta soffrendo perché se lo meritano, dicendo loro che si possono sovvertire i pareri dei medici. Voglio dire loro che in Italia c’è un ragazzo di 28 anni che torna a correre dopo soli sette mesi di riabilitazione, così come a me hanno detto che un podista tedesco era tornato a fare maratone dopo aver avuto problemi come i miei. Si può tornare a vivere la propria vita. A Pamplona ho visto gente che starà male per tutta la vita come io lo sono stato in questi mesi e queste sono esperienze che ti cambiano per sempre, perché inizi a dare il giusto valore alle cose”.
L’avvio è forte, toccante, spiega tutto d’un fiato Malori e non si ferma, specialmente quando parla dei mesi altalenanti sotto il profilo psico-fisico, ricordandosi lucidamente tutte le date: “La speranza di tornare alle gare ce l’ho avuta il 28 aprile quando ho fatto mezzora di bici nel magazzino della squadra, poi rientrato in Italia facevo due uscite settimanali senza apparenti intoppi. Nel baratro tuttavia ci sono ricaduto tra metà maggio e metà giugno quando con l’intensificazione degli allenamenti la mano destra iniziava a darmi problemi seri, tant’è che non riuscivo più a cambiare rapporto o frenare, dovevo farlo addirittura con la sinistra. Sono ripiombato nello sconforto più totale ma sono tornato in Navarra per risolvere il problema e sono migliorato nuovamente nel giro di una settimana, rinnovandomi la fiducia. A quel punto, ed eravamo già al 10 agosto, mi hanno dato il permesso di tornare a lavorare e ho iniziato ad allenarmi come una bestia, facendo fino a sei ore e con anche tremila metri di dislivello. Adesso partirò per il Canada come uno stagista, ricominciando praticamente daccapo, con tanto entusiasmo e forse con qualche lacrima di gioia e commozione”.
Adriano vuole essere un esempio nel suo piccolo, ma non vuole nemmeno dimenticare chi lo ha supportato in questo cammino: “Certamente Elisa che è sempre stata con me e che, tra una cosa e l’altra, ho sposato il 16 luglio, Gabriele Curuchet e Giovanni Lombardi per la loro disponibilità totale in Argentina, poi tutto lo staff del CNAI e dell’Università della Navarra ed infine il mio team, la Movistar, perché non sarei qua ora se fossi stato in un’altra squadra. Ringrazio chi mi ha scritto in questi mesi ma devo chiedere pubblicamente scusa ad amici e giornalisti che mi mandavano messaggi al cellulare ed io rispondevo poco o mai. Mi dispiace molto, ma ho voluto vivere con riservatezza questa storia finché non sarei stato meglio ed oggi ho voluto vuotare il sacco”.
Il peso è tolto, Malori è più leggero (“per forza, ho una placca di titanio in faccia che terrò per sempre e che pesa meno delle ossa”, dice scherzando) e si lascia andare al botta e risposta dei cronisti: “Il rapporto con la caduta, con quel giorno? Prima lo odiavo, ora lo vedo diversamente e mi ha dato nuovi stimoli per vedere sotto altri aspetti le cose, come se fosse una nuova vita, mi sento cambiato come il giorno e la notte. Quello che mi è successo non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico nonostante io sia uscito da questa disgrazia migliore di prima. I primi ricordi nitidi? Direi dopo 18/20 giorni, tra l’altro non ricordo nemmeno quando ho festeggiato il mio compleanno e per questo mi sento più giovane. Il video della caduta? L’ho visto una volta e direi che è stata colpa di una buca. Aspettative dalle prossime gare e in generale? In Canada sarò emozionato e da lì dipenderanno anche le altre corse italiane che mi sono già appuntato, mentre per il prosieguo della carriera ho mille dubbi e non so se potrò tornare quello di prima, ma di sicuro se mi mancherà anche solo un 10%, ce lo metterò con la testa, perché quella fa la differenza e lo noto già adesso che quando faccio a tutta le ultime salite in allenamento. Mondiali in Qatar? Non so, farà molto caldo. Battute a parte, è un sogno chiaramente e non so cosa potrò fare da qui fino a quel giorno però se Cassani dovesse chiamarmi ci vado al volo. Perché è successo a me? Non so, il destino direi. Mi sono tormentato all’inizio chiedendomelo ma cosa cambiava in me sapere l’esatta risposta? Nulla, dovevo solo tornare quello di prima e anzi ricordo una frase di Eusebio Unzue (general manager della Movistar, ndr) che mi disse a marzo: caro Adriano, la verità è che stavi vivendo il tuo momento migliore e avevi davanti le migliori annate ma la vita ti ha messo davanti un problema più grande di te. Tocca a te salvarcene fuori. La prima volta in bici? Più voglia che paura. Le gare in tv? Mai viste fino a quando non ho saputo che sarei potuto tornare a correre. Quando mi ci imbattevo cambiavo canale dopo poco perché mi dava troppo nervoso, sembrava stessi guardando il volley, ovvero non il mio sport. Le Olimpiadi? Non fatemici pensare, era il mio grande appuntamento stagionale cui avrei partecipato di diritto, poi ho visto che ha vinto Cancellara che fisicamente è quello a cui più assomiglio e per diversi giorni sono stato incazzato, però alla fine sono contento che abbia vinto lui, perché si è confermato il più forte cronoman degli ultimi 10 anni e per me è stato un onore averlo battuto in qualche circostanza.”
L’ultimissima parola, in privato, quando ormai la formalità è terminata, Adriano Malori ce l’ha per un allievo parmense rimasto vittima a metà giugno di un terribile incidente mentre rientrava dall’allenamento e nel quale ha riportato la frattura di clavicola, bacino e femore oltre ad una serie di altri traumi. Frasi che quel ragazzino non dimenticherà mai e che da oggi sono la certificazione di una speranza per chiunque soffra.

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