Il ritiro forzato di Adriano Malori dalle corse si porta in dote, purtroppo, un altro dato doloroso per il ciclismo parmense che deve iniziare a far riflettere: dopo otto stagioni (il 2010 è l’annata in cui il 29enne di Traversetolo fu ingaggiato dall’allora Lampre-Farnese Vini) la nostra provincia non avrà alcun rappresentante nel mondo dei professionisti e attualmente è difficile capire – sia chiaro fin da subito soprattutto per una questione più numerica che di qualità – chi possa essere il prossimo a prendere il suo posto.
Per Parma – quando all’epoca era l’ombelico del mondo ciclistico – è impensabile rivivere i tempi degli Adorni, Armani, Casalini e Gualazzini (per citare i più famosi) e i fasti degli anni 60/70 con la mitica Salvarani o della Scic (intervallate dalla singola annata della Salamini), ma è altrettanto complicato scrutare all’orizzonte, tra le categorie giovanili, un ricambio piuttosto radioso: al momento tra Under 23 e Juniores, i corridori di casa nostra sono poco più di una dozzina (cinque dilettanti), senza contare il Team Beltrami-Argon-Tre Colli negli Elite/Under 23 (privo di parmensi) e gli altri atleti del Noceto Nial Cycling Team e del G.S. Parmense negli juniores.
Sembra già lontanissimo, ad esempio, il lustro tra il 2009 e il 2013 quando si registravano con una certa continuità numeri più che raddoppiati o quanto meno più incoraggianti nelle due categorie, anche se poi va detto che solo Malori e Dodi (nel 2012 col Team Idea Continental) sono riusciti a compiere il grande salto tra i big, a conferma di quanto sia davvero arduo farlo.
Degli atleti di quel periodo, Giacomo Notari si è laureato in scienze motorie trovando un ingaggio come preparatore atletico del Team UAE-Fly Emirates (dopo tre anni di esperienza in squadre asiatiche), Riccardo Mariani (parmigiano classe ’96, cresciuto tra gli allievi nella Polisportiva Torrile) è rimasto l’unico superstite a correre, mentre a Nakya Traversi resta il primato – diventato amaro per il ciclismo parmense col passare del tempo – di essere l’ultimo ad aver vinto una gara tra gli Under 23: era il 13 giugno 2010 quando in maglia Palazzago vinse in volata a Legnano la Coppa Olivetti e secondo si piazzò l’altro parmense Marino Pavan (Fenice Zema Utensilnord). Sono passati sette anni, ma sembra un secolo.
Tra gli juniores invece nelle ultimissime stagioni c’è stata una piccola ma significativa inversione di tendenza che può far ben sperare e quest’anno – a distanza di cinque anni dal successo del colornese Andrea Cornacchione col Team Airone a Concesio, dove si lasciò alle spalle addirittura Davide Ballerini (ora prof nell’Androni) e Gianni Moscon (Team Sky e tricolore a crono 2017) – si è esultato per le vittorie nel ravennate di Eugenio Raschi (classe 2000 di Felino) e nel bolognese di Thomas Pesenti (classe ’99 di Fontanellato), entrambi del Noceto Nial.
Ora, senza appesantire la pressione agli attuali giovani corridori di Parma, bisogna dire che ricevono un’eredità scomoda e gravosa, possibilmente da esorcizzare, dato che gli ultimi tre nostri professionisti hanno chiuso la propria carriera in maniera obbligata o dopo varie peripezie, col comune e sfortunato denominatore di essere stati nella Lampre: conoscendo già la storia di Adriano Malori, Paolo Bossoni nel giugno 2008 risultò positivo ad un controllo antidoping per poi essere assolto nel 2015 al termine di un’inchiesta articolata, Luca Dodi il 12 dicembre 2012, il giorno dopo aver firmato con il team blu-fucsia, si ruppe la testa del femore in allenamento e fu costretto sei mesi a letto prima di rientrare in gara (disputando la Vuelta Espana e subito dopo la cronosquadre iridata a Firenze 2013) ma compromettendogli anche la stagione successiva, nella quale non gli venne rinnovato il contratto e non trovando nessun’altra formazione.
Dal 2012 al 2014 si è toccato l’apice con Dodi e Malori ed ora col ritiro del ragazzo di Traversetolo – 15 successi tra i prof (tre tricolori a crono, una tappa alla Vuelta 2014), oltre all’argento iridato a cronometro nel 2015, oro iridato ed europeo a cronometro tra gli Under 23 nel 2008, un giorno in maglia rosa al Giro 2012 – sarà molto difficile sfornare ancora un talento simile ma il movimento ciclistico parmense non deve arrendersi e deve avere il dovere morale di rinfoltire il suo vivaio lavorando sodo e facendo crescere al meglio possibile i propri ragazzi per poterli vedere un giorno tra i professionisti.
(Simone Carpanini)