Un disastro annunciato che conferma ancora una volta la non sostenibilità del calcio italiano e le scelte sbagliate degli ultimi decenni.
Stando all’ultima inchiesta della Gazzetta dello Sport, nell’ultima stagione (2019-20) la serie A ha registrato una perdita complessiva di 770 milioni di euro tra mancati introiti dei diritti tv, dei botteghini e degli sponsor. Una cifra record collegata agli effetti della pandemia in corso ma anche alla gestione scellerata dei singoli club, con gli stipendi dei giocatori che occupano gran parte dei costi.
I problemi sono molteplici, a cominciare dal pagamento degli emolumenti ai giocatori: “Non ci sono soldi in cassa e i club di serie A hanno chiesto alla Figc una proroga dei termini per i pagamenti di emolumenti e contributi. La scadenza del 30 settembre per le mensilità di giugno e luglio è stata inizialmente posticipata al 16 novembre, quindi è arrivato lo slittamento al primo dicembre per gli stipendi di luglio, agosto e settembre. Pare che soltanto Atalanta, Parma e Sassuolo abbiano saldato tutte le spettanze e pagato il mese di settembre in anticipo sulla scadenza”.
Inoltre, da un’analisi dei bilanci delle 20 squadre di A si registra uno sprofondo rosso, ad eccezione di Atalanta, Cagliari, Genoa, Spal e Verona.
Da questi pochi numeri emerge l’esigenza immediata di cambiare rotta e ridisegnare il futuro e la sostenibilità del calcio italiano, anche perchè la situazione non migliora in serie B, C e nei dilettanti.