Un omaggio alla città Â , ai tifosi, a chi ha contribuito a farla diventare grande. Il viaggio inizia con CLAUDIO GALLI
2011: Parma città europea dello sport. Non è fantascienza bensì il titolo che si è meritata la nostra città grazie al contributo di tanti atleti che in diverse discipline hanno dato lustro al nome di Parma in Europa. Un titolo, se vogliamo, alla “storia” di Parma sportiva che nel 2010 ha avuto un sussulto con due scudetti vinti.
A questo proposito, SportParma ha voluto idealmente ripercorrerne le tappe attraverso la testimonianza, a 360° gradi, di atleti le cui squadre, negli ultimi trent’anni, hanno maggiormente contribuito ad esserne parte, e per questo possono guardare anche al futuro, e che in qualche modo si riconoscono nello slogan iniziale.
Il nostro viaggio nel tempo comincia con un grande della pallavolo: Claudio Galli, ora agente di giocatori di volley commentatore per Sportitalia e membro di una Fondazione per lo sviluppo dell’attività amatoriale, milanese di nascita parmigiano d’adozione, tre stagioni nell’allora Maxicono (dall’87 al ’90) ed un’ultima nella comparsata parmigiana in A, sempre targata Maxicono, nel ’99-00.
L’arrivo a Parma «Ero stato già stato contattato l’anno prima, nel 1986, dall’allora manager Roberto Ghiretti (presidente era l’attuale presidente della federazione Carlo Magri, ndr) ma per una serie di motivazioni non si era concluso l’accordo; l’anno dopo i tempi erano maturati e fui ben felice di giocare in una delle due squadre più forti d’Italia, l’altra era ovviamente Modena. Era una squadra ringiovanita con l’inserimento in pianta stabile di Giani, era stato preso Bracci, Zorzi e Petrelli li conoscevo già; una squadra molto interessante che puntava comunque in alto».
La pallavolo a Parma: un passato ingombrante ed un futuro … «E in mezzo ci mettiamo un’operazione di cambio di sesso perché è vero che la pallavolo femminile ha avuto un passato importante con la Lynx ma poi più nulla perché la contemporaneità su una piazza importante come Parma non è mai semplice. La pallavolo femminile, per considerazioni molto ampie, è il presente e il futuro di questo sport e sono contento che stia ottenendo questi grandi successi, grazie ad una società lungimirante che già da un paio d’anni sta lavorando molto bene. Non diciamo nulla scaramanticamente ma tutto lascia pensare che si possa costruire qualcosa ai massimi livelli e si spera per rimanerci. Il passato, maschile, è stato sicuramente importantissimo, ingombrante come dici tu, con grandi risultati (il grande slam nell’89-90, ndr) ma è morto e sepolto credo perché servono risorse importanti ma anche progetti e questi mancano non solo a Parma ma a livello italiano. Questo da ex giocatore di allora mi fa una enorme tristezza, perché allora c’erano diverse squadre maschili a Parma, ora … Bisognerebbe tornare a fare promozione nelle scuole, incentivare la ricerca di talenti; non ci sono più insegnanti provenienti dal mondo della pallavolo nelle scuole e il numero di praticanti è calato drasticamente; mancano quindi i giocatori, i genitori magari dirigenti e magari con la possibilità di sovvenzionare, manca il pubblico del futuro. In Federazione non c’è stato un progetto serio in questo senso e ci si dovrebbe preoccupare di questo più che della nazionale che non vince. Diverso invece il discorso femminile per diversi motivi. Non ci sono molte società che ragionano in quest’ottica; sul discorso risorse poi, va anche detto che a Parma è cambiato molto da quando il Parma calcio è arrivato in serie A: lì è cambiata la gerarchia».
Il vissuto sportivo e la scelta di vita di Parma «Nelle città in cui sono stato a giocare sono stato sempre bene; la gente ti lasciava tranquillo. A Milano, essendo così grande era difficile che ti riconoscesse qualcuno, a parte quando andavi in giro con “Lucky” Lucchetta se non altro perché il suo taglio di capelli era ed è inconfondibile. Parma e Cuneo vivevano maggiormente la pallavolo ma anche se ti riconoscevano di più ho sempre incontrato persone mai invasive, ma affabili e serie. Mi ero sposato con una parmigiana tanti anni fa e dopo Milano e Cuneo dove ho finito la carriera siamo tornati qui perché avevamo identificato in Parma, anche per come mi ero trovato sportivamente parlando, una città con le condizioni idonee per viverci; inutile sottolineare la vivibilità di questa città. Oltretutto sono in una posizione strategica, non lontano da Milano e nemmeno da Bologna e questo per i miei continui spostamenti va benissimo. L’unica nota stonata se vogliamo è il clima ma non che a Milano siamo messi meglio, Cuneo è un po’ meglio sotto questo profilo ma insomma … non si può avere tutto».